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Aggiornato: 10 giugno 2025


ERASTO. Se non poni mano alla spada, te la darò in testa con tutto il fodero. CAPITANO. Ahi, fortuna traditora, perché non ho meco la «gastigamatti» o lo spadone a due mani? ché lo farei pentir del tanto ardire: e giá mi brillano le mani. Ma perché vuoi far tu meco questioni? ERASTO. Accioché non passi piú per questa strada. CAPITANO. La strada è mia e ci posso passar quanto voglio.

Nelle questioni poco importanti poi, in quelle, in cui il e il no son tanto vicini da toccarsi e quasi da confondersi, l'uomo mostra la sua superiorit

Programma semplice, chiaro, puro da un lato di reticenze ed equivoci, puro, dall'altro, d'ogni voce che accenni a sistemi non definiti e molteplici, capaci quindi di false interpretazioni e di suscitare calunnie e terrori. Le due parole aggiunte da molti in Francia alla parola repubblica, inutili e senza valore pratico, hanno scisso il campo e indugiato il lavoro d'emancipazione più ch'altri non pensa. Chi mai può in oggi sognare d'una Repubblica fondata, come nell'antica Venezia, sopra un patriziato che più non esiste? Chi può intendere l'Instituzione repubblicana, se non come fatto anzi tutto sociale e mezzo al rapido miglioramento delle misere condizioni economiche dei più fra i produttori? Ma chi può, d'altra parte, esigere dichiarazioni solenni di socialismo, prima d'aver detto a quale fra i tanti sistemi cozzanti l'uno contro l'altro egli attribuisca quel nome? E a che varrebbe l'accettazione di quella voce straniera, quando chi l'accetta la intende probabilmente in modo diverso dal vostro? I soli pegni efficaci dell'avvenire sociale invocato stanno nell'attiva predicazione delle idee ragionevoli, desunte dal moto dell'Epoca e dai serî lavori di quanti hanno cercato e cercano di definirlo: stanno nell'ordinarsi del Popolo alla solenne espressione de' suoi più urgenti bisogni, nella scelta accurata degli uomini chiamati a dirigere, nelle questioni proposte dagli elettori ai membri dell'Assemblea, che dovr

Mentr'ella rivolgeva a medesima questa grave domanda sentì lo zio Gustavo che diceva a suo marito: Caro nipote, tu hai sollevato delle questioni che non si risolvono su due piedi e sarebbe gi

Questioni complesse, questioni intricate; ci sarebbe voluto un arbitro, per vederci chiaro, e proferire un giudizio. Don Cristoval si appigliò per disperato a quest'áncora di salvezza. Un arbitro, , lo accettava. E perchè non sarebbe stato il vescovo di Palencia, testè nominato arcivescovo di Siviglia, ma non ancora andato ad occupar la sua sede?

Un giorno, questa donna s'incontrò in un amore sincero, profondo e segreto, come ogni donna ci s'incontra una volta nella vita. Lui non parlava, non scriveva, non la seguiva, la schivava, era serio, contegnoso, di una freddezza assoluta: ma l'amava con tutte le forze di un animo giovanile e tutto l'impeto di una passione repressa. Come lo comprese lei, che disprezzava l'amore, che comprendeva solo l'orgoglio? Chi le narrò la storia di quel lungo e ardente e immenso amore, e come ci credette lei scettica? È ignoto. Oh, la psicologia è una scienza perfettamente ridicola; essa spiega le minuzie e le questioni gravi le sfugge, essa nota i particolari, le sfumature, i cambiamenti di tono, ma la figura principale, ma la frase tematica non la spiega. Gira intorno alle difficolt

Noi crediamo poco a questo dissenso fra la teorica e la pratica che pur s'allega così sovente nelle questioni politiche. Generalmente parlando, i principî stanno per noi sommi sovra tutte cose e le dominano. Teorica e pratica sono indissolubilmente congiunte.

Il dibattimento si protrasse per assai tempo; chi stette pel dottor Zimmermann, chi pel giovane duca, il quale questa volta più che di forza logica e di argomentare sicuro e conseguente, die' segno del grande e sincero amore onde amava la sua terra, e come in ogni occasione fosse sempre così preoccupato del pensiero di lei, che le questioni le vedeva sovente da un unico lato.

TRINCA. Parlate basso, di grazia, che non fusse qui da presso, e vi sentisse. TRASIMACO. Sia maladetta quella maladettaccia sgualdrinaccia della fortuna, che mi fa udir questo. Ch'io parli basso? qual barba d'uomo mi basta a far paura? Vo' gridar che mi oda: vo' chiamarlo. O Gulone, Gulone, o furfantissimo Gulone! TRINCA. Egli ha poca voglia di far bene: verrá gonfio d'ira a far questioni.

Tra li signori dottori leggisti, nelle loro dotte ed argute questioni, quasi sempre si è disputato: se la spesa del far ridurre l'oro e l'argento in danari dovesse spettare solamente a' principi ovvero alle repubbliche; e mai da alcuno di loro, ch'io sappia, non è stata posta in campo questa proposizione insieme colle altre, cioè se tale azione debba appartenere solo ai particolari e non ai principi alle repubbliche, essendoché i principi e le repubbliche nel fare i danari non vi hanno da porre cosa alcuna del suo, eccetto che l'interporvi la regale autoritá.

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