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Quanta, e qual sia quell'oste, e ciò che pensi Il duce loro, a voi ridir prometto; Vantomi in lui scoprir gl'intimi sensi, E i secreti pensier trargli dal petto.

A quella voce fan l'orecchie chine, che di femina par che si lamenti. Ma voglio questo canto abbia qui fine, e di quel che voglio io, siate contenti; che miglior cose vi prometto dire, s'all'altro canto mi verrete a udire.

41 Con cor trafitto e con pallida faccia, e con voce tremante e bocca amara rispose: Quando sia che tu mi faccia veder quest'aventura tua rara, prometto di costei lasciar la traccia, a te liberale, a me avara: ma ch'io tel voglia creder non far stima, s'io non lo veggio con questi occhi prima.

Forse la sorte mia, perché non peni sempre, sempre non mi ritrovi in quello errore in che ora sono e perché n'esca un tratto, mi governa. Assai mi fia acquistato, questa sera, d'aver l'empia natura cognosciuto di voi. Prometto a Dio, per l'avenir, come foco e veleno e mortal peste, di fuggirvi sempre. Troppo era lieto de la mia fortuna che, sovr'ogni altra cosa desiata, ti m'avea dato.

Non vogliate risparmiarmi; pensate, che accorrendo con le armi nulla opero per voi, poco per Manfredi, molto per me, che sopra i piaceri del buon cittadino altissimo io pongo quello di menare le mani in pro del mio paese.... Me lo promettete, Rogiero?» «Ve lo prometto.» «Anche uno abbraccio, e addio

Ci ho un disegno in capo, e chi sa che non n'abbia a venir fuori un costrutto! Ella mi prometta di non dir nulla fino a domattina.... Ve lo prometto, e il cielo vi assista! All'insegna degli Amici, buon vino.... e grama compagnia. Il nostro Michele aveva dunque il suo disegno in capo, e voleva pagar egli la pigione, senza dar molestia a Lorenzo.

Il signore prese quelle lagrime come la più accetta risposta alle sue parole, e per la prima volta fu ardito di abbracciare e baciare la giovine duchessa, e presale la mano ed alzando la fede: Voi dunque sarete la moglie mia, soggiunse: e da quest'ora con giuramento io mi vi prometto; così domani sapr

Se almeno tutti i ragazzi fossero d'indole docile come Vittorio e Giannina, ma gli altri tre.... Oh la sarebbe una cosa superiore alle tue forze! Senti, babbo, riprese Maria. Lo so, di mamme non ce n'è che una, ed è impossibile poterla supplire, ma quello che potrebbe fare un'altra persona, ti prometto di farlo io; chè infine i miei fratelli li conosco da tanto tempo e gli voglio bene.

Relaz. ven. S. II. vol. 2. p. 37. Relaz. ven. S. II. vol. 2. pag. 246. Innanzi però di pigliare congedo dalle Relazioni degli Oratori Veneti giovi cavare da loro, a fine d'instituire i debiti confronti quale, la gratitudine del duca Emanuele Filiberto fondatore vero della casa di Savoia verso coloro che nella fortuna avversa lo sovvennero col sangue e con gli averi. «Quelli poi che sono stati fedelissimi a sua eccellenza e l'hanno in ogni tempo servita, si trovano di malavoglia, perciocchè quando aspettavano, tornati in Patria, ed a casa di avere alcuna mercede per essersi tanto tempo trovati spogliati di quanti beni avevano, vedono che solamente si danno a loro parole, ed all'incontro a quelli che sono stati totalmente contrari a sua eccellenza si danno maggiori onori, che vi sieno e sono adoperati prima degli altri, il che mette alle volte in disperazione tale, che prometto a vostra Serenit

Caminamo: ch'io voglio che tu vadi poi insino a casa di Filippa e che concludi el tutto. E promettegli ciò ch'ella vuole. RUFINO. Se io gli prometto ciò ch'ella vole, noi stiam conci! CURZIO. E perché? RUFINO. Per ciò che non gli basteria un papato. CURZIO. Se intende ch'ella abbi a chiedere cose possibili e non quelle che non si ponno.