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Olivo Pina scorterebbe insieme ai compagni i due profughi attraverso il piano di Scarlino per un itinerario tracciato fino a raggiungere a Meleta le boscaglie che allora vi esistevano, e a traverso a queste farebbe raggiungere il punto stabilito.

Capì Ramengo che l'uomo era tanto gonzo, tanto occupato del mestier suo, da non poterne succhiellar nulla: onde giunto all'altra riva, scarsamente regalatolo, si mise alla ventura, perchè l'unica indicazione datagli dal navalestro fu che quei profughi erano andati di l

Lapini e Serri si posero più tranquilli ad aspettare, dal momento che videro dalla direzione presa dai gendarmi come il Governo non avesse alcun sospetto sulla venuta dei profughi, e infatti poco dopo sentirono un lontano romore di ruote, che sempre più si avvicinava, ed essendo quasi certi che era il baroccino desiderato, si misero in evidenza sulla via.

Erano poco più delle 9 di sera, e Garibaldi, Leggero, Guelfi e Serafini scesero la breve scala che conduce per mezzo delle stanze terrene alla porta segreta che si apre nella vallata deserta. Quivi Angiolo Guelfi si separò dai cari esuli con addio breve, ma pieno di dimostrazioni d'affetto dall'una e dall'altra parte; ciò fatto, richiuso l'uscio esterno, tornava nel piano superiore della casa Serafini, studiando di mostrarsi tranquillo, mentre col pensiero angosciato precorreva i pericoli cui quella notte decisiva andavano incontro gli illustri proscritti. Uscirono i tre silenziosi, e armati di tutto punto, nella vallata. Precedeva il Serafini, seguiva Garibaldi, veniva ultimo il Leggero, e percorrendo lungo le mura del castelletto per sentiero dirupato, sboccarono sulla via che era in que' tempi sterrata, o come suol dirsi, a bastina, e volgendo a sinistra si avviarono alla Croce della Pieve. Pochi passi avanti di giungervi, il Serafini col suo solito zelo, pregò i compagni di ritirarsi per un poco nel bosco che ivi fiancheggia la via, ed esso volle andare a speculare il luogo, e vedere da stesso se i cavalli erano al posto da lui designato. Trovò tutto nell'ordine voluto, li sciolse, ne aggiustò le redini, e li pose tutti tre in fila, ove stettero, essendo in tal guisa ammaestrati. Chiamò allora i profughi, e posti in sella prima Garibaldi, poi Leggero, salì esso sul terzo, e a trotto serrato e uniforme presero la strada di Castelnuovo, essendo gi

La miseranda spedizione di Val d'Intelvi, che ebbe per risultato l'incendio di un grosso villaggio e il martirio di un povero oste, diede l'ultimo crollo alle illusioni dei profughi battaglieri aggruppati intorno al Mazzini. Al cominciar dell'inverno i comitati si sciolsero. L'emigrazione, guardata di mal occhio e osteggiata dagli orecchioni del Cantone Italiano, si andò assottigliando.