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Aggiornato: 19 ottobre 2025
Dopo alcuni mesi la sposa cominciò ad abbandonarsi sulle poltrone in abito discinto, e lo sposo, più tenero verso di lei, parlava tutto ringalluzzito, di «quello che verr
Che cosa faranno disse Egli, colla intonazione scherzosa che gli serviva quasi sempre per nascondere un sentimento profondo queste sedie, queste poltrone, questo tavolino da lavoro così pieni della vostra fisionomia e del vostro profumo? Riposeranno sotto le loro coperte di tela greggia. E i vostri due vecchi? Poveri vecchi! Ed io?..... Ah! voi...
Ecco perchè il mondo, ossia la poca gente che stava a pigliare il fresco nelle poltrone, cominciò a ridere, a pigliare scandalo e gusto tutte le volte che la strana baronessa andava a comperare marrons glacés alla pasticceria Omoboni e a scegliere saponi e cosmetici dal vicino Coiffeur.
POLINICO. Come questo vostro amore fia piú noto, oltre che in gran pericolo starai, tu sarai da tutti tenuto una bestia. FESSENIO. Pedagogo poltrone! POLINICO. Perché, chi non dileggia e non odia li vani e li leggeri? Come diventato sei tu che, forestiero, ti sei posto ad amare. E chi? Una delle piú nobil donne di questa cittá. Fuggi, dico, e' pericoli di questo amore.
Canaglie! ché non passa per la strada civette o olocchi o per l'aere augelli che non voglin vederli. TIMARO. È pure stato il maestro che m'ha fatto indugiare questo poco: ché non voleva darmi quegli avanzi del drappo e stava a dire che non è usanza e che none sta bene a un vostro pari; e quasi bastemmiava. Son ladri: sempre voglion sopra i pregi di quel d'altrui. CRISAULO. Ah vigliacco, poltrone!
Le poltrone larghe di forma farebbero ora arrestare l'occhio di un conoscitore sulle loro linee graziose, curvate nel buon stile, massiccie e insieme leggiere; allora, coperte di raso, invitavano ad adagiarvisi. Le tende della stessa stoffa della tappezzeria cadevano riccamente in magnifiche pieghe e frammischiavano per terra le loro frangie d'argento alle morbide lane del tappeto.
Il medesimo broccatello verdebianco si sbiadisce su le seggiole, su le poltrone, nelle tende, nella portiera dell’unica porta. È un pomeriggio di maggio. Il sole, traversando i grappoli spessi di glicini, fa una luce d’ametista come se accendesse la tonaca paonazza d’una Martire nella vetrata d’una cappella.
«Dio, Dio! Com'era stufa di villane! Zotiche, poltrone, golose, sciatte, senza un briciolo di quell'aria composta che d
MALFATTO. Vedi ch'io non ci voglio venire e che piú presto me ne voglio andare a spasso per farte despetto. CURZIO. Oh quel giovane! MALFATTO. Vederemo chi sará piú poltrone, o lui o esso. CURZIO. Olá! Non odi? MALFATTO. Me chiamate io, voi? CURZIO. Sí, chiamo. Vien qua, ché ti voglio parlare. MALFATTO. O venite qua voi, ché te aspettarò. CURZIO. Ascolta solamente doi parole.
Le donne poltrone sono ancora a letto... o tutt'al più alla toilette. Non sanno godere la campagna quelle pettegole. Oh, del resto non sono che le nove.
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