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Aggiornato: 25 giugno 2025


Allora egli le si era messo in ginocchio dinanzi, asciugandosi gli occhi con la sua veste, un lembo della quale portava di tratto in tratto alle labbra. Perdonami!... Ti ho fatto male?... Ma il vedere quel ritratto.... l'imagine della Costanza di un altro.... Ora è finito, guarda; è proprio finito. Allora, dammi quel ritratto. Ah, no!

Oh, mamma!... Perdonami! Hai indovinato! Perdonami! Ero venuto qui con un pazzo proposito.... Perdonami, mamma! Dario! Dario!... E non pensavi...? Non più, mamma! Ora voglio vivere per te, qualunque sia la vita che mi si prepara. Mi sono gi

Pensa a quello che fai; comunque vada a finire, mi sembra una corbelleria, perchè io credo che l'uomo non è monogamo. Grazie. E... scusami, che cosa scriverai alla mamma? Il conte Roberto alzò bruscamente le spalle e sparì nella sua camera senza rispondere. Perdonami, cara, disse Filippo entrando e avvicinandosi a Loredana, che scriveva, seduta innanzi a un tavolino.

O Lidia, il mio pensiero era di darti mia madre, di darti il mio cuore, di farti contenta, ed io avrei lavorato, forse avrei acquistato un nome, e Tu dovevi essere la mia pace. Perdonami e sii felice! E a Te, mia mamma, che dico? Quante volte mi sarei ucciso, ma sempre ho pensato a Te. Eccoli, o mio amore sincero, costante, vigila, eccoti il mio cuore.

Per troppo brevi momenti! mormorava Maurizio, sospirando. Non son meglio che nulla? Pensate, bel cavaliere, che se mi aveste sempre al vostro fianco, verrebbe il giorno che vi.... No, no, soggiungeva, lasciando in tronco la frase, perdonami, ho detto per celia. Mi piace tanto di vederti fare quella cera lunga lunga! Sei bello, anche quando vai in collera. E ti amo tanto, Rizio, ti amo tanto!

Bandino. Sorella mia, perché mi strazii? Mortella. , chiamami così. Non voglio da te altro nome. Il mio, voglio che sia dimenticato. Fratello mio dolce! Il cuore mi trabocca se ti chiamo così. Fratello! Tu sei il mio fratello. Bandino. Non hai dunque più rancore contro di me? Mi perdoni? Mortella. Prendiamoci per le mani. Anche tu, se t’ho detto qualche parola amara, anche tu perdonami.

Sentii gli sguardi di Federico, di Maria, di Natalia fissi sopra di me, intollerabili. Perdonami, mamma balbettai. Non so più quel che faccio. Sono irragionevole. Perdonami. Ella aveva tolto dalla culla il bambino e lo reggeva su le braccia, senza poterlo quietare. I vagiti mi ferivano acutamente, mi laceravano. Andiamo, Federico. Uscii in fretta. Federico mi seguì. Giuliana sta molto male.

Piangemmo insieme abbracciati non so per quanto tempo; quando ripresi conoscenza di me stesso, la notte era ancora alta e la Gina stava rattizzando i carboni sul focolare. Me le accostai mormorando: Perdonami.

La sua mano brancicava convulsa sulla scrivania quelle carte, quasi fossero fango; e non se ne poteva staccare. Ed io avevo preso quella mano, e l'avevo serrata forte nelle mie. «Perdonamiavevo singhiozzato. Ed ero fuggito.

Mario Clelia Non farmi quella faccia da sepolcro! Se ho avuto un momento di tristezza, perdonami. E non parlarmi più di sacrifizii. Del resto, ne hai fatti e ne fai tanti tu per me. Mario Io! Io!... Che faccio io per te? Che cosa posso fare? Che cosa so fare? Oh! il gran pittore che sono!

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