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Aggiornato: 25 giugno 2025


Chérie, Chérie, perdonami, consolami, sono un infelice, sono un miserabile! seguitava lui, singultando aridamente, battendo la testa sul letto. Poveretto, poveretto disse lei, con un tono vago di piet

Tesi l'orecchio, sperando e temendo che sopraggiungesse mia madre. Ella aprì gli occhi. Ah, Tullio, sei tu? Ella aveva la sua voce naturale. Cosa inaspettata: io potevo parlare. Dormivi? le dissi, evitando di guardarla nelle pupille. , m'ero assopita. Io dunque t'ho svegliata.... Perdonami.... Volevo scoprirti la bocca. Temevo che tu non respirassi bene.... che le coperte ti affogassero....

E fermandosi di colpo, come preso da un pensiero subitaneo, si rivolse ancora a Momolo. Perdonami, sai: non ti ho domandato di tua moglie. Perchè non è qui Petronilla? Eh! con questo buio era impossibile. Aveva paura. Ha fatto bene soggiunse Elena. Ma veramente, anche tu Bortolino dovresti rimettere a un'altra volta il tuo viaggio!

Mi permetti di non credere? disse Fiordispina. Oh, perdonami, babbo! Non a te, sai? non a te, ma alle ciarle volgari che Pellegrino ha raccattate per via. Quanta gente onesta non è stata mal giudicata, ed anche condannata, per le ciarle del volgo? Non credo a queste; non credo; ripetè la fanciulla; non voglio credere. Sarebbe una cosa infame! Il conte Gino Malatesti non è capace di una slealt

Egli comprese, andò al tavolo, cercò fra gli oggetti sparsi, aperse uno o due cassetti; finalmente nel piccolo tiretto, ove sapeva ch'ella conservava i suoi ricordi, trovò il piego chiuso, colla soprascritta a suo nome. Prese la lettera e d'uno slancio tornò verso il letto. Perdonami, Mattia, perdonami. Ho tanto sofferto.... Loreta non potè proseguire.

Ma quando udii dietro di me un altro galoppo e m'accorsi che Federico m'inseguiva alla gran carriera, temendo per lui, con una strappata violenta arrestai il povero animale che s'impennò, rimase un istante inalberato come per precipitarsi nell'acqua, poi ricadde. Io ero incolume. Ma sei impazzito? mi gridò Federico, sopraggiungendo, pallidissimo. T'ho fatto paura? Perdonami.

Perdonami, Pietro, gli bisbigliò continuando ad accarezzarlo, a coprirlo di baci e di lacrime, più calma, ma ancor più appassionata. Perdonami, Pietro, io sono stata cattiva con te. Ma ero cattiva perchè ero gelosa. Ti odiavo.... perchè ti amavo. Non sono felice, sai. No, l'ho in me la mia infelicit

FANNIO. O Lidio, ecco in verso noi la serva di Fulvia. Nota che ha nome Samia. Rispondeli dolcemente. LIDIO femina. Cosí pensavo. SAMIA. Sei tu piú turbato? LIDIO femina. No, Dio, no. Samia mia, perdonami, ché in altro caso io ero occupato ed ero quasi fuor di me, tal ch'io non so quel che mi ti dissi. Ma dimmi: che è di Fulvia mia? SAMIA. Vuo' lo sapere? LIDIO femina. Non per altro te ne ricerco.

E voi altre due potrete dire d'essere le sole a questo mondo che hanno potuto sentire da me parole simili. Io che non ho mai chiesto perdono neppur a mia madre. Si è vero. Io non so quel che sia accaduto di me. Ero pazzo! Era orgoglio! Ah, se credessi agli incantesimi, direi che la mi aveva stregato. Io la odiavo e pur non potevo staccarmi da lei. Elisa perdonami. Non ti chiedo più.

GIRIFALCO. Dimmi altro, se vuoi nulla. PILASTRINO. Oh! Va', ch'io voglio, per non cenar da me, venir teco io a casa tua. GIRIFALCO. Perdonami. Non posso. PILASTRINO. E perché questo? Oh! co! La cosa è guasta. Oh! che spilorcio! GIRIFALCO. Ho forestieri a casa. Un'altra volta, poi. PILASTRINO. Ed io che sono? Arei pensato aver luogo nel letto ove tu dormi. T'ho pure ancor fatto qualche piacer.

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