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Aggiornato: 11 maggio 2025
Che è stato? Siamo in ritardo? Come?... Non sai?... Quattro ore, quattro ore che aspetto, tremando, fremendo al pensiero del tuo pericolo.... Non ti sei accorta di nulla?... Dormivi?... Ho dormito, sì: ero tanto stanca. Ma tra veglia e sonno m'accorgevo che il treno era immobile, udivo rumore di passi, voci di sconosciuti.... Che è stato?
-Oh! sì, per un po' di tempo. Marta non avvertì queste ultime parole, intenta ad immaginarsi l'Appollonia piccina, tonda, tonda, ruzzolare come una palla dal letto al focolare, dal focolare al lavatoio, pacifica, col suo bel faccione da luna piena. E quando tuo padre stava fuori alla notte, dormivi sola? Sola. Senza aver paura?
Tesi l'orecchio, sperando e temendo che sopraggiungesse mia madre. Ella aprì gli occhi. Ah, Tullio, sei tu? Ella aveva la sua voce naturale. Cosa inaspettata: io potevo parlare. Dormivi? le dissi, evitando di guardarla nelle pupille. Sì, m'ero assopita. Io dunque t'ho svegliata.... Perdonami.... Volevo scoprirti la bocca. Temevo che tu non respirassi bene.... che le coperte ti affogassero....
Ecco fatto, disse Ernesta. Ed ora dormiamo... E se non avessi sonno? Sarebbe un peccato... mi piacerebbe che tu dormissi così accanto a me... è un capriccio. Ernesta non rispose. Che fai? chiese Leonardo dopo un breve silenzio. Dormo. Davvero? Mi provo. Succedette un silenzio più lungo, dopo il quale il cieco domandò con un filo di voce: Ernesta! Leonardo. Ah! lo vedi, non dormivi....
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