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Aggiornato: 25 giugno 2025
Io son felice... e poi, quasi spaventata di queste parole, rideva piangendo e si asciugava gli occhi, girando sopra sè stessa e agitandosi: Sono i nervi, sono i nervi.... Ho sempre canzonato le mie amiche maggiori di me di qualche anno, quando mi dicevano di averli, ed ora, ora li ho anch'io.... Mamma, perdonami....
Alla fine, e' s'avvicinò alla principessa e proruppe scattando come un uomo che si decide di un tratto: Maud, io sono stato troppo duro verso di te: perdonami. Questa sottomissione, questa confessione dalla parte di un uomo come il principe, e nella situazione di lui, stupirono più che non toccarono la giovane inglese. Ella rimase disorientata, e ne pianse.
«Perdonami il dolore che ti arreco; quando tu riceverai questa lettera, io avrò finito di vivere. Non ho saputo resistere all'affanno, sopportare pazientemente una vita nella quale ogni giorno è un ricordo, ogni ora, uno struggimento delle speranze perdute. È egli bene o mal fatto l'uccidersi? Siamo noi i padroni della nostra esistenza? Io credo di no; se il suicidio non è per avventura un delitto, è sempre una vilt
"Eccoti il mio segreto. Giudica tu mio buon amico se io meriti compianto o rimprovero. "Sarei venuto io stesso, ma ho pensato che scrivendoti avrei avuto più coraggio, ed ho scelto questo partito. "Lo vedi; io sono stremato di forze, il mio animo è fiacco. Perdonami. Una sola parola a Charru
È stato il demonio della tua casa!... Ti ha tradito, te, suo fratello!... Io?... Io?... Si; perdonami!... Mi ha voluta... è stata una debolezza... Perdonami! Ho sempre voluto bene a te, sempre!... Ammazzalo, quel cane!... Ammazzalo, ci ha traditi tutti due.
L'ultima notte, poco prima di morire, le baciò con angoscia inesprimibile le mani. Perdonami! mormorò due volte.
Sii felice, Tu, povero Peppino, e ricordati di me che ti ho amato tanto e ti ho sempre ispirato gentili sensi di affetto e salde parole di dovere: cresci buono e studioso e fidente nella vita. Perdonami, o R., il mio Tintoretto, il mio Giuliano!... E Tu, Lidia, povero cuore, Tu, gentile mia illusione, ricordami, se puoi, ricordami come si ricorda un fratello. Ma non odiarmi!
Perdonami!.... Ti domando; perdono!... Che hai da dirmi?... Lalla tenne ancora il musino, per un momento, ma poi fissò Giacomo, sorrise, gli si avvicinò di nuovo e passando un braccio sotto quello di lui, colla testina bassa, gli disse pianino pianino, giocando con una mano colla catenella dell'orologio del Vharè: Mi confesso, non è vero?... Sì... sì...
Ah! tu sei un gran prepotente; esclamai. Ma che? volevi che per una scioccheria simile lasciassi andar te sul terreno? E ci saresti andato tu? Certamente; se non si fosse potuto farne di meno. Lasciando supporre Dio sa quali ragioni?... ripigliai. E che ne avrebbe detto Galatea? Che Galatea? Perdonami; ho ancora il cervello intronato da una delle tue bastonate. Ed io niente, assassino?
Caro mio, se tutti gli uomini dovessero averci i medesimi gusti, povero mondo! Del resto, quello dell'avvocato è un mestiere da signori. Io sono un Giovanni Senzaterra, e poco o molto che sia, debbo cercare di guadagnar subito il pane quotidiano. Ah, povero Filippo, non ci pensavo; perdonami.
Parola Del Giorno
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