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Aggiornato: 22 giugno 2025
La sposa, dico, della vera e prompta obbedienzia con la sorella della pazienzia e con la nutrice de l'umilitá; ché, se egli non avesse questa nutrice, l'obbedienzia perirebbe di fame, perché ne l'anima, dove non è questa virtú piccola de l'umilitá, l'obbedienzia vi muore di subbito.
Tu dunque e gli altri miei servi, portate con vera pazienzia, con dolore della colpa e amore della virtú, per gloria e loda del nome mio. Facendo cosí, satisfarò le colpe tue e degli altri miei servi, sí che le pene che sosterrete saranno sufficienti, per la virtú della caritá, a satisfare e a remunerare in voi e in altrui.
Questo amore era ed è acompagnato, a chi el vuole participare, col lume della fede, con la speranza, con la fortezza, con pazienzia vera e con longa perseveranzia infino a l'ultimo della morte. Sí che vedi che non erano soli, ma erano acompagnati; e però non temevano.
Sí che vedi che in questo mezzo, che Io v'ho posto, dimostrano la loro perfeczione e l'amore schiecto che hanno a me, procurando sempre la salute de' proximi col molto sostenere. Adunque Io gli purgo, perché facciano maggiore e piú soave fructo, con le molte tribulazioni. Grande odore gicta a me la pazienzia loro.
Tucte le virtú si possono alcuna volta occultare, mostrandosi perfecte essendo imperfecte, excepto che a te non si possono nascondere: ché, se ella è ne l'anima questa dolce pazienzia, mirollo di caritá, ella dimostra che tucte le virtú sonno vive e perfecte; e se ella non v'è, manifesta che tucte le virtú sonno imperfecte e non sonno gionte ancora alla mensa della sanctissima croce, dove essa pazienzia fu conceputa nel cognoscimento di sé e nel cognoscimento della mia bontá in sé, e parturita da l'odio sancto e unta di vera umilitá.
Oh che maladetta sia tanta smemorataggine e si poca pazienzia! Ma, potta del cielo, non ti dissi pure ora che tu non dovevi gridare? Hai guasto lo 'ncanto. CALANDRO. El braccio hai tu guasto a me. FESSENIO. Non ti puoi piú scommetter, sai? CALANDRO. Come farò, dunque? FESSENIO. Torrò, in fine, forziero sí grande che vi entrerai intero. CALANDRO. Oh! cosí sí.
Ancor hai ardir di parlare? Come se noi non sapessimo che in camera hai, vestito da donna, lo amante tuo! FULVIA. Fratelli miei, costui cerca che vi faccia palese quel che io ho sempre ascoso: cioè la pazienzia mia e li oltraggi che, tuttodí, mi fa questo fastidioso; ché non è moglie sí fedele né peggio trattata come sono io. E che non si vergogna a dire che io li metto le corna!
Ora ti dico che nel proximo pruova in se medesimo la virtú della pazienzia nel tempo della ingiuria che riceve da lui. E pruova l'umilitá nel superbo, e pruova la fede ne l'infedele, e pruova la vera speranza in colui che none spera, e la giustizia nello ingiusto, e la pietá nel crudele, e la mansuetudine e benignitá ne l'iracundo.
MASTRO ANTONIO. Mi no voio tante feste, digo. PRUDENZIO. Non me andate, de grazia, tentando de pazienzia; ché, se ci revoltaremo, vi parerá che non è necessario de stare a vociferare qui come un demente. MASTRO ANTONIO. Mentite pur vu; e, se no me paghé, farò... PRUDENZIO. Odite. Non entriamo in su le parole altercatorie. Parlate equamente, e basta. MALFATTO. Sta' a vedere che faremo alle pugna.
Pensa che egli è tanto unito l'amore della divina caritá, che è ne l'anima, con la perfecta pazienzia, che non si può partire l'una che non si parta l'altra. E però debba l'anima, come elegge d'amare me, cosí elegga di portare per me pene in qualunque modo, e di qualunque cosa Io le concedo. La pazienzia non si pruova se non nelle pene, e la pazienzia è unita con la caritá, come decto è.
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