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Aggiornato: 22 luglio 2025
Chi observa questo observa tucti gli altri, è fedele a me e al proximo suo, ama me e sta nella dileczione della mia creatura; e però è obbediente, fassi subdito a' comandamenti della legge e alle creature per me, con umiltá e pazienzia porta ogni fadiga e detrazione dal proximo.
Però che la tribulazione è uno segno dimostrativo, che dimostra la perfecta caritá de l'anima e la inperfeczione colá dove ella è. Nelle ingiurie e fadighe, che Io permecto a' servi miei, si pruova la pazienzia, e cresce il fuoco della caritá in quella anima per compassione che ha a l'anima di colui che gli fa ingiuria; ché piú si duole de l'offesa che fa a me e dapno suo, che della sua ingiuria.
Abbi un poca di pazienzia, se tu vuoi. CLEMENZIA. O non ti vergogni d'esser veduta cosí? LELIA. So' io forse la prima? N'ho vedute a Roma le centinaia. E, in questa terra, quante ve ne sono che, ogni notte, vanno in questo abito ai fatti loro! CLEMENZIA. Coteste son ribalde. LELIA. Oh! Fra tante ribalde non ne può andare una buona?
La inpazienzia: perché la pazienzia era unita con l'obbedienzia; non essendo paziente, si dimostra che l'obbedienzia non è ne l'anima. Oh, quanto è dolce e gloriosa questa virtú, in cui sonno tucte l'altre virtú! Perché ella è conceputa e partorita dalla caritá; in lei è fondata la pietra della sanctissima fede; ella è una reina che, di cui ella è sposa, non sente veruno male: sente pace e quiete.
Se ella è prosperitá, ti muovi con disordinata allegrezza; e se ella è adversitá, ti muovi per impazienzia, e cosí trai fuore il mirollo della superbia, cioè la impazienzia; però che come la caritá ha per suo merollo la pazienzia, cosí la impazienzia è il merollo della superbia. Unde d'ogni cosa si turbano e si scandalizzano coloro che sonno superbi e iracundi.
Unde questa dolce sposa entra dentro ne l'anima con la sorella della pazienzia e con la nutrice de l'umilitá, acompagnata con la viltá e dispiacere di sé. Poi che ella è intrata dentro, ella possiede la pace e la quiete, perché ha messi di fuore i nemici suoi.
Costoro sonno ingannati nel proprio dilecto. E non è la veritá che ne sia cagione la tribolazione: né che essi amino meno né aduoparino meno, cioè che l'operazione, che fanno nel tempo della tribolazione, tanto vale in sé quanto di prima, nel tempo della consolazione; anco lo' potrebbe valere piú, se essi avessero pazienzia.
E nondimeno, con tucto questo, non si fidano di me, che non voglio altro che la loro sanctificazione. Per questo fine, e con grande amore lo' do e permecto ogni cosa, ed essi sempre si scandalizzano in me; e Io con pazienzia gli porto e gli sostengo, perché Io gli amai senza essere amato da loro.
Ma, perché la volontá è morta, con lagrimoso e dolce desiderio comincia a gustare il fructo della lagrima della dolce pazienzia. O fructo di grande soavitá, quanto se' dolce a chi ti gusta, e piacevole a me, che stando ne l'amaritudine gusta la dolcezza!
Non con coltello né con guerra né con crudeltá riavará la bellezza sua; ma con la pace ed umili e continue orazioni, sudori e lagrime, gictate con anxietato desiderio de' servi miei. E cosí adempirò el desiderio tuo con molto sostenere, gictando lume la pazienzia vostra nella tenebre degl'iniqui uomini del mondo.
Parola Del Giorno
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