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Unde, se esso vuole bellezza, Io so' bellezza; se vuole bontá, Io so' bontá, perché so' sommamente buono; Io so' sapienzia; Io benigno, Io giusto e misericordioso Dio; Io largo e none avaro; Io so' Colui che do a chi m'adimanda, apro a chi bussa in veritá e rispondo a chi mi chiama. Non so' ingrato, ma grato e conoscente a remunerare chi per me s'afadigará, cioè per gloria e loda del nome mio.

Essi non hanno voluto ricevere in questa loro operazione il tempo l'orazioni gli altri diversi modi co' quali Io gli ho chiamati; unde, essendo riprovati da me per li loro difecti, e la mia bontá vuole pure remunerare quella operazione, cioè quel poco del servizio che hanno facto, unde li remunero nelle cose temporali e ine s'ingrassano; e non correggendosi, giongono al supplicio etternale.

E perché delle pene, che debba portare il proximo mio, io per li miei peccati ne so' cagione, però ti prego benignamente che tu le punisca sopra di me. Come l'operazioni finite non sono sufficienti a punire a remunerare senza l'affecto de la caritá continuo.

Solone, il cui petto un umano tempio di divina sapienza fu reputato, e le cui sacratissime leggi sono ancora testimonianza dell'antica giustizia e della sua gravitá, era, secondo che dicono alcuni, usato talvolta di dire ogni republica, come noi, andare e stare sopra due piedi; de' quali con maturitá affermava essere il destro il non lasciare alcun difetto commesso impunito, e il sinistro ogni ben fatto remunerare; aggiugnendo che, qualunque delle due cose mancava, senza dubbio da quel piè la republica zoppicare.

Appresso dice che era «beata», nella qual cosa racchiude tutte quelle cose, le quali debbano potere muovere a' suoi comandamenti qualunque persona richiesta; peroché chi è beato non è verisimile dovere d'alcuna cosa, se non onestissima, richiedere alcuno; e può chi è beato remunerare; e ' si credere lui esser grato verso chi a' suoi piacer si dispone.

Tu dunque e gli altri miei servi, portate con vera pazienzia, con dolore della colpa e amore della virtú, per gloria e loda del nome mio. Facendo cosí, satisfarò le colpe tue e degli altri miei servi, che le pene che sosterrete saranno sufficienti, per la virtú della caritá, a satisfare e a remunerare in voi e in altrui.

Portando, hanno dilecto; non portando, hanno pena temendo che el loro bene adoperare non el voglia remunerare in questa vita, o che non sia piacevole a me il sacrifizio de' loro desidèri: ma sostenendo, permectendo lo' le molte tribolazioni, essi si rallegrano, vedendosi vestire delle pene e obrobri di Cristo crocifixo.

Questo dimostrò Paolo quando disse: «Se io avesse lingua angelica, sapesse le cose future, desse il mio a' poveri, e dessi el corpo mio ad ardere, e non avesse caritá, nulla mi varrebbe». Mostra il glorioso apostolo che l'operazioni finite non sonno sufficienti a punire a remunerare senza il condimento dell'affecto della caritá.