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Aggiornato: 16 giugno 2025
In mezzo al campo, sulla cima di una collinetta, se ne stava tutto solo un individuo che pareva non si occupasse affatto di quanto succedeva a lui d'intorno. Questo individuo era un beduino, quello stesso che aveva tradito Abd-el-Kerim. Ammantellato accuratamente, egli passeggiava innanzi e indietro, colla testa china sul petto, la fronte aggrottata e gli occhi accesi da una cupa fiamma.
La duchessa vi gettò gli occhi, ma una nube glieli coperse. Il suo cuore si strinse. Cielo! che aveva ella dunque veduto? Sono perduta! mormorò. Il duca, che passeggiava pel gabinetto, le si accostò, credendo ch'ella avesse terminato la lettura. Rimase colpito del suo turbamento. Che avete? le disse. Voi impallidite! Voi tremate!... Ma che avete dunque? Donna Livia fece uno sforzo.
La sera tornarono al Manzoni: Nora era in teatro, e all'uscita arrossì ancora di più, ma questa volta, prima di abbassare il capo, guardò il duca alla sfuggita. Il Casalbara era rimasto palpitante, tremolante: il suo cuore tornava a battere forte come i primi anni, a Torino, quando il martire giovinetto, biondo ed esile, passeggiava melanconicamente sotto i portici di Po.
Un dì col genitor del mio Borsieri Io passeggiava al bosco suburbano, E tu ch'ivi leggendo sedut'eri, Ci vedesti, e gridasti da lontano: «Ecco il volume degli eterni veri!» Corsi, e il volume presi io da tua mano: Lessi: Evangelio! E «Bacialo! dicesti; Gl'insegnamenti d'un Iddio son questi!»
L’almirante passeggiava convulso in quel piccolo spazio del cassero di poppa; ma ad ogni tanto si fermava, aguzzando lo sguardo verso l’orizzonte, immerso tuttavia nelle tenebre.
Egli dormiva profondamente per sette ore ogni notte, faceva colazione con uova, bistecche, formaggio e vino, passeggiava su e giù per le vie al sole, pranzava benissimo, ballava, suonava il pianoforte, andava alla sala d'armi, pattinava, corteggiava le signore come ogni eccellente, forte e compito giovanotto può fare.
Ai piedi della scala s'incontrò in Bühler che passeggiava nell'atrio in compagnia del commendatore Zuccani. Li schivò, uscendo da un'altra porta sulla piazza dell'albergo, dove rimase un pò di tempo a strologare l'aria, incerto su quel che doveva fare di sè.
Non era possibile; ne conosceva dunque la causa, e lo sapeva ragionevole. Ahimè! non vi era più dubbio. Come fu presso all'imbrunire la pregai che andasse a letto; il riposo le avrebbe fatto bene. In vero ella era molto abbattuta; passeggiava per le camere, ma ad ogni tratto era costretta a sedersi. Alla mia preghiera rispose con mestizia non averne voglia, la lasciassi ancora qualche ora.
Prevenuti alla porta, una sentinella, che con l'alabarda in ispalla vi passeggiava traverso, fermandosi repentinamente domandò: «Chi viva?» «Vivano i Ghibellini!» rispose il capitano. «Appressatevi pel segno.» Il capitano si avanza, gli sussurra una parola all'orecchio, poi si volge alla masnada dicendo: «Fatevi oltre.»
Prima di scrivere certi articoli di polemica, passeggiava in su e in giù per l'ufficio, sbuffando tutto indignato, buttando via i fasci dei giornali, apostrofando a voce alta i suoi avversari, chiamandoli pezzi d'asini, bellissimo nella sua irrequietezza e in quegli impeti d'ira.
Parola Del Giorno
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