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Vo' che quando il parasito vende lo schiavo a Mangone, gli prometta mandar un presente di cose della nave per far amicizia seco e tener ragione insieme, accioché, sempre che verrá in Napoli, gli riempia la casa di schiavi e poi partire il guadagno.

Io lancio de la fame; ché ho cercato quest'altro parasito tutto il giorno. Or mi risolvo che non è possibile che ceniamo istasera. E che 'l vecchione impari, un tratto, a fare a la civetta in terzo con duo mastri di rapina! Forza è che l'indugiamo un vantaggio per farla netta; ché a trovar Listagiro non basteria 'l piú valente pilotto che guardi carta.

PANURGO. Pregheremo Alessio nostro amico, overo ne allogheremo alcune, se ci mancano. ESSANDRO. Qui bisogna prestezza, ché la ruina è vicina. Vai e ritrova il parasito e Alessio, e reca le vesti a casa tanto presto che quando io stimi che cerchi le cose, ti trovi a casa. PANURGO. Me ne vo, dunque. ESSANDRO. Dove?

Lo vo' lassar per l'ultimo, ché son risoluto non viver senz'ella o sua sorella. PANIMBOLO. Voi trattando per via del parasito e con lettere e per modi cosí disconvenevoli, in cambio d'amarvi vibrará contro voi fiamme di sdegno, perché stimará esser oltraggiata da voi ne' fatti dell'onore. DON FLAMINIO. Non vedi Leccardo come sta allegro? PANIMBOLO. Averá bevuto soverchio e sta ubbriaco.

DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO viceré della provincia. Il luogo dove si rappresenta la favola è Salerno. DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.

TRINCA. bisogna mostrar tanto affetto, che paia affettato. ATTILIO. Che faremo del parasito che, s'almen non ci impedisce, ci differisce? EROTICO. Che del capitano? TRINCA. Lasciate fare a me, che fra il parasito e il capitano, e ambidue col padrone ci porrò tanta zizania, che scompigliarò e porrò sossopra quanto s'è fatto.

DON FLAMINIO. Cosí vo' fare. PANIMBOLO. Ma ecco la peste de' polli, la destruzione de' galli d'India e la ruina de' maccheroni! LECCARDO parasito, PANIMBOLO, DON FLAMINIO. LECCARDO. Non son uomo da partirmi da una casa tanto misera prima che non sia cacciato a bastonate?...

Pardo vuol maritar Cleria col capitano, perché non gli dote; e Gulone parasito tratta le nozze. Proporremo voi a Pardo con la medesima condizione; e come che voi sète di maggior merito, stimo che l'otterremo. Poi diremo che Attilio vuol prender Sulpizia, perché il vecchio lo desia molto, e vuol che si sposino per la sera che viene.

Oh come con gli occhi del pensiero la veggio riuscir bella e netta! e mentre sto in questo pensiero, sento un secreto spirito nel cuore che mi conforta e spinge ad esseguirlo. Resta solo si parli al parasito se vuol aiutarci.

Sará forza legarlo, inanzi agosto, a la senese. Voglio udir ciò ch'ei dice, qui da canto. Or di' , mestolon, cancar ti venga! Girifalco si lamenta d'Amore. Pilastrino lo ammonisce schernendolo; e, non potendo ultimamente mangiar seco la mattina, si fa dar danari per comprar da cena e promettegli di menar l'altro parasito il quale gli aveva giá fatto credere che fosse negromante.