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Aggiornato: 16 luglio 2025
"Oh! voi non uscirete di qui senza avermi pagato un prezioso tributo", pensò tra sé il lussurioso Cardinale tornandosi a stropicciare le mani. Chiamò a sé il Gianni, il quale non s'era allontanato di molto, prevedendo che il suo padrone poteva abbisognare dell'opera sua. "Vedete, dicevagli con aria giuliva, se la provvidenza non ci favorisce meglio che noi sappiate far voi colla vostra abilit
La fanciulla domandò da quanto tempo fosse fabbricato il quartiere in cui si ritrovavano. «Poco dopo il matrimonio del mio padrone,» rispose Dorotea. «Il castello era bastantemente grande senza questo accrescimento. Vi sono nell'antico edifizio molti appartamenti, di cui si è mai servito.
Martedì, alle quattro della notte. Ora sta nella cappella di San Martino. Il conte mio padrone ha fatto tutto quello che far si poteva per quella povera signora.... Non fu conforto che mettesse da parte.... l'assistette fino all'ultima ora sua. Ero l
Bruno Traldi lesse l'articolo e sorrise di dispregio. Nicla me lo aveva detto, confidò al Salapolli. Duccio Massenti sarebbe diventato un mio nemico mortale. Egli voleva sposare Nicla, poi diventar padrone di casa mia, poi consigliarmi e condurmi; e perchè nessuno di questi tre fini gli è riuscito, mi odia.
Come avete fatto a starvi così tanto e quasi sola? Mi fu detto però che il castello è rimasto chiuso per qualche tempo. Sì, signora, qualche mese dopo che il defunto signor marchese mio padrone fu partito per la guerra; sono più di venti anni che mio marito ed io siamo al di lui servizio.
Questi giunse poco dopo; portava seco la valigia, che rimise al suo padrone. Essa era chiusa, nessuno poteva averla toccata; pure il conte la aprì e la osservò. Tutti volsero la briglia alle loro cavalcature; ritornarono a fare il tratto di strada gi
Il conta Jacopo era un fedel servitore del duca. La madre sua, una Lanzoni, era stata dama d'onore di Maria Beatrice d'Este, ultimo rampollo delle famiglie Cibo ed Estense. Il padre era morto ciambellano del duca Francesco IV. Egli, poi, si era diportato stupendamente nel 1848, poichè aveva voluto accompagnare fino alla frontiera il suo buon padrone Francesco V, quando questi, costretto ad abbandonare la sua residenza ducale, era corso a ricoverarsi sotto le grandi ali dell'aquila austriaca. Ragioni domestiche, prima tra le quali la cura del suo patrimonio, non gli avevano consentito di andare più in l
I suoi uomini, assuefatti ad obbedire spesso a simili ordini, essendo il padrone tanto ospitale e cortese, adempiuto a quanto era stato loro comandato, poichè non incontrarono per via i pretesi cacciatori, tornarono a San Dalmazio ad annunziare al Serafini che i tre cavalli erano stati impostati alla Croce della Pieve.
Il padrone se l'avr
Era questo assai spazioso e prendeva luce da due grandi finestre; i cristalli delle quali dalla parie del davanzale tutto di marmo bianco erano diafani, ciò perchè la luce assai più dolce penetrasse sul banco di mocogon, avanti il quale stava il grand'uomo: alle finestre eranvi ricche portiere di mussolina d'India a fiori di ricamo e a grandi festoni di seta verde. Un divano di raso parimente verde occupava con semicerchi la stanza: e davanti al banco si vedevano alcuni sgabelli di mocogon imbottiti pure di raso verde. Il pavimento era coperto di un finissimo tappeto di Persia a vivacissimi disegni, e solo la parete alla quale il padrone voltava le spalle era coperta da uno scaffale di mocogon nel quale vedevansi collocati libri di ricche rilegature, opere tutte che erano il balsamo delle idee correnti, ossia la loro essenza distillata. Sul banco si miravano un elegante lume a tripode, due magnifiche pistole ed una quantit
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