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Aggiornato: 6 giugno 2025
E prima di parole tanta rabbia si sullevò tra quelle donne e queste, che non bastò menar con scura labbia la lingua e denti, ma l'ornate teste vengon a scapigliarsi, e su la sabbia giá molte veggio, per l'orrende peste de' calci e pugna, traboccar avvolte. Ma presto vien chi via l'ebbe distolte. Mens nostra quae in dubio pendet, huc illuc facile agitatur.
ANTIFILO. Tu dici che Antifilo è morto di peste; io sono Antifilo, e io son vivo a tuo dispetto. Padre, meritarebbe che costui fosse preso da' birri e balzato in una galea. LIMOFORO. Giá tace: la veritá e la vergogna gli chiude la bocca, ché non sa che rispondere. PEDANTE. Meritarebbe che questo falsiloquo fosse ben castigato. PSEUDONIMO. Ascoltate la veritá.
La peste! Doveva essere il flagello della casa, di tutti: me lo merito; era destino. E non disse più altro. Soltanto, dopo mezz'ora buona di raccoglimento, quando cominciò a riprender fiato, mandò in cerca del signor Mauro Piazza.
E S. Pasquale? ma io non sono degno di un miracolo. Datemi tre buoni numeri al lotto e i denari per giuocarli. Peste santa! come ci va! Mi bisognano ad ogni costo.
Segargli le mani», diceva Luchino. Il segretario inchinavasi, e proseguiva: Nel borgo di Abbiategrasso, dove è la villa della magnificenza vostra, alloggiò un pellegrino proveniente di Toscana: e s'è scoperto qualche caso di peste. S'abbruci l'albergo, il pellegrino, gli ospiti e tutto», rispondeva Luchino.
64 Fornito questo, il vecchio s'era messo, per ritornare alla sua stanza, in via, ed usar qualche medicina appresso, che lo salvasse da la peste ria; ma da Gabrina non gli fu concesso, dicendo non voler ch'andasse pria che 'l succo ne lo stomaco digesto il suo valor facesse manifesto.
S'alzano similmente le monete senza colpa molte volte di chi governa, ma per sola colpa degli Stati vicini. È cosa non affatto impossibile, ma molto difficile l'impedire che questo morbo non si comunichi, come peste, da uno Stato in un altro, particolarmente quando la corruzione delle migliori regole è sparsa in uno Stato grande e mercantile.
Mentre corregger egli e sublimare I suoi tempi ed i posteri anelava, E in peste orrenda visto fu esemplare Di piet
È geloso forse? domandò Matteo Cantasirena aggrottando le ciglia. L'altra alzò le spalle. E allora, cosa c'è? Ho saputo soltanto un momento fa, da quella peste di Evelina, che eri tornata; iersera ti ha veduta in carrozza. Ho lasciato che si sfogasse contro di te, e sono corso qui per abbracciarti.
E finalmente la peste, la fame ed ogni altra disgrazia universale d'uno Stato, per cui restano sconvolte le altre cose, sconvolge ancora le monete, perché in quelle confusioni gl'incettatori, i falsari, i tosatori ed altri, che fanno professione di pescar nel torbido, non perdono l'occasione, ma si prevalgono delle comuni calamitá a proprio profitto, tanto piú impunemente, quanto che chi dovrebbe castigarli non può, fra quelle miserie, se non debolmente, e talora nulla del tutto, applicarsi per le distrazioni de' mali comuni.
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