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Aggiornato: 2 giugno 2025
Vi era una volta una fanciulla ohimè! quante ve ne furono e quante ve ne sono! una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero: i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. Viceversa, la fanciulla aveva un professore di lingua italiana che la dichiarava un ingegnaccio; ella leggeva romanzi e parti letterarie di giornali illetterati assisteva a conferenze scientifiche, storiche e poetiche, spiegava sciarade, era immancabile alle prime rappresentazioni, prendeva viva parte alle discussioni critiche ed inutili che ne scaturivano: insomma una fanciulla moderna, una fanciulla superiore. Qui si comprende che prima di diventar tale, il suo matrimonio col negoziante di zucchero e spirito poteva sembrar logico, ma giunta che fu la superiorit
Quanto amerei di poter appartenere anch'io a quel numero, ma ohimè siamo troppo piccini, e non ci resta che il desiderio» . . . Questo mi ha consolato, disse con voce sempre più affievolita, Alfredo; ora Benedettina, sii paziente, ma leggine un'altra ancora e baster
Se di così selvaggio e così duro legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada: chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada di non sempre penar, Donna, securo? Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro del duol, cui lungo a voi fo larga strada de la mia pena sola, non pur rada fra quante sono al mondo e quante furo,
Il perchè ve lo dissi, rispose Camilla: certo feci male, lo comprendo pur troppo ora che ricupererete tutti i vostri titoli... Ohimè! quale distanza mi separer
Potrei dire al priore, a tutti, a tutti voi, cominciò egli, che ognuno è libero di farsi avanti col serafino. Ma, ohimè, signori! Nel cuore del serafino è posto occupato. Ieri mattina, mentre io cercavo di guadagnar terreno, ho dovuto accorgermi della triste verit
»Da qualche parola, sorpresa da me questa notte, tra la principessa donna Maria e mia cognata, compresi che si vuole avvelenare quest'oggi la duchessa con un mazzo di fiori rinchiuso in una cassetta. »Affrettatevi. Gabriella.» Oh infami! esclamò il duca.... E questo biglietto è forse qui da molto tempo! Potrò io?... Ohimè!... Privarmi di donna Livia... ora... Salì le scale come un pazzo.
Donna Rosalia la interruppe, e con accento appassionato: Ohimè! esclamò, guardate: io odio donna Maria perchè accolse il suo amore sapendo, ne sono sicura, che io lo amava; perchè me lo rapì.... Egli è più colpevole di lei, il so; eppure io non posso sentire accusarlo.... Tacete, donna Livia, tacete.... E se un solo istante io lo vedessi, se mi parlasse, io tutto perdonerei, perchè lo amo ancora....
80 Lesse la carta quattro volte e sei, e volse ch'altretante l'imbasciata replicata le fosse da colei che l'una e l'altra avea quivi arrecata, pur tuttavia piangendo: e crederei che mai non si saria più racchetata, se non avesse avuto pur conforto di riveder il suo Ruggier di corto. 82 Ohimè!
FR. Dimmi un poco tu: mostravatisi egli mai con altri piedi che d'oca, quando veniva a te? ST. Mai con altri. AP. Come vi veniva? ST. E chiamandolo io, e spesso da per sè. AP. Sempre in forma umana? STR. Sempre quando veniva per dormir meco. AP. Oh che! dormire con una vecchia grinza! ST. Ohimè, ohimè Dio! AP. Di che hai tu paura? ST. Vedete, vedete. DIC. Dove? ST. Al muro. DIC. In che forma?
Questa casa è così grande e deserta, che in capo a qualche tempo andammo ad abitare vicino al villaggio, e venivamo solo tratto tratto a visitare il castello. Allorchè il mio padrone finì le sue campagne, avendo preso in avversione questo soggiorno, non ci tornò più, e non volle che abbandonassimo la nostra dimora. Ma ohimè! Quanto è cambiato il castello da quell'epoca!
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