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Aggiornato: 9 luglio 2025
La plebe e la borghesia napoletana, che non sono eretiche, se ne vanno in solluchero per le anime del purgatorio. Si scrocca, si ruba, prostituisce ognuno ciò che può, si fa tutto il male possibile, tutte le ribalderie.... peccato veniale! Si d
Speriamo che s'intendano finalmente tra loro, e che non accada quel che dice il proverbio: Mentre i medici si accapigliano, il malato muore. Una relazione, molto accurata e molto ben fatta, delle varie malattie del romanzo moderno ho letto in questi giorni in una promettente rivista napoletana;¹ la conchiusione è questa: ¹ La rivista contemporanea, anno 1, N. 1.
Enrica si faceva vedere spesso alla Corte: il Re le parlava molto familiarmente: un ufficiale delle guardie reali, appartenente all'aristocrazia napoletana, pranzando un giorno in campagna, nella villa di sua sorella, maritata al conte di L...., eccitato un po' dal vino, dal buon pranzo, avea confidato alla contessa d'aver veduto uscire una mattina di buon ora la principessa di Caprenne dagli appartamenti del Re, vestita come una semplice modista, e il Re stesso le avea aperto la porta di una scaletta segreta.
¹ A. Lauria, Povero Don Camillo! scene della vita napoletana contemporanea. Catania, Giannotta, editore, 1897.
Egli si fermò sul suo cavallo, dinanzi alla via che oggi porta il suo nome e dietro all’altra che ha quello di Lincoln. A destra la flotta napoletana fulminava colla mitraglia, a sinistra i cacciatori borbonici saettavano colle palle. Fermo, impassibile non si mosse se non quando l’ultimo dei suoi volontari fu entrato in citt
La morte del conte di Squirace avea indignato e fatto inorridire l'aristocrazia napoletana. L'odio contro il presunto assassino era, nella popolazione, fomentato dall'alto. Però, nella stessa aristocrazia, alcuni, più spregiudicati, o più intelligenti, faceano osservare il delitto essere stato commesso in circostanze ben strane.
I servi uscirono coi lumi, i cani da guardia latrarono a piena gola scuotendo furiosamente la catena, la contessa Chiaretta che giocava a tresette dimenticò di accusare la napoletana di spade, S. E. Zaccaria si fermò nel bel mezzo d'una spropositata dissertazione agricola col fattore, gli ospiti tramortirono, e Fortunata, pallidissima, si trascinò fino alla portiera a vetri che dava sul giardino; poi, mancandole le gambe, dovette appoggiarsi a uno degli stipiti per non cadere.
I padrini e i due dottori erano come affascinati da quel terribile giuoco d'armi e lo stesso Barconi non potè che ammirare, come mi confessò più tardi, una magnifica finta di Massimo, che pochi maestri, tanto della scuola napoletana come della scuola francese, avrebbero saputo eseguire con più eleganza. Il Barconi cercava allo schermitore principalmente l'eleganza. La scherma è un'arte, come la danza, come la musica, come la pittura: e il ferro bisogna saper adoperarlo come il pittore adopera il pennello, come il musico adopera la bacchetta, con grazia, con semplicit
Subito un capitano dei bersaglieri s'impadronisce della tastiera come il canto si impadronisce della marina napoletana. Nerissima capigliatura impennata, pizzo nero, faccia di bersagliere di Lamarmora in una stampa del '48. Il capitano canta: Me ne vogl'ì in America... Il lamento nostalgico, patetico, lacerato della sua bella voce meridionale dilaga.
Il piccolo esercito romano era male ordinato: gli ufficî degli elementi diversi che lo componevano erano mal definiti; le paghe non erano eguali per tutti i corpi; non esisteva, se non di nome, stato-maggiore. E questo piccolo esercito era disseminato in piccoli distaccamenti attraverso lo Stato. Un lungo cordone, steso parallelamente alla frontiera napoletana, ne assorbiva la maggior parte.
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