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Aggiornato: 9 giugno 2025


Ritrovo qui certi ricordi scuri che pare aprano gli occhi allo stesso modo, e mi sembra d’aver qualcosa da gridare allora. La Rondine. Come sei! Sembra un poco sbigottita. Mortella. Allo stesso modo qui si sono riaperte le porte, si sono spalancate le finestre; e s’aspetta qualcuno. Le tende sbattono, i mobili scricchiano; e in ogni angolo qualcosa travaglia e si prepara. La Rondine.

Egli è agitato e impaziente, sotto i fantasmi inafferrabili ch’ella sembra creare soffiando nei brandelli della sua propria anima. Mortella. Ho una notizia, una cara notizia per te. Ho riveduto il nostro padre. Mi sono assopita per qualche minuto, con la testa su le sue ginocchia. Quanto ti somigliava! La tua voce è chiara, la sua era velata, ma la stessa.

Mortella. Come? Perché? Non sta per entrare qui l’ospite senza macchia che mi dimostrer

Che voce t’è venuta! Mortella. Forse ho in me una voce che non è la mia. Io stessa non la conosco. E ogni parola in ogni voce cangia di senso, di peso e di destino. Non sai tu che la Guinigia non fu riscattata se non per l’amore d’una voce?

E di suo marito, credo. Bandino. Ma... Mortella. Rispondi franco. Hai condotto qui anche lui? Bandino. Non in casa ancóra. Mortella. E dove? Perché ti pèriti? S’aspetta la notte per introdurlo di nascosto nella casa ch’egli conosce tanto bene? C’è ancóra troppa luce? E quale camera gli assegni? Quella laggiù, in fondo al corridoio vetrato?

Non parlo del mio viso d’uomo ma del mio coraggio silenzioso a cui avete opposto la vostra agitazione insensata e un fantasma foggiato dalla vostra angoscia che mi turba, in questa camera chiusa che sembra molle di lacrime, che è il luogo stesso del vostro delirio e del vostro martirio, ove non è possibile difendere il cuore dalla compassione o dal rimpianto... Mortella.

Mortella. Comprendo. Ma la bellezza non basta più. Giana, puoi credere che io osi rinfacciarti la tua generosit

Ho abbastanza sofferto per osar tutto. Costanza. Ah, veramente, la mia povera ragione si perde. È dunque una legge di morte che vuoi imporre a chi non è colpevole se non di continuare a vivere? Mi rinfacci l’onta di non essermi immolata sul rogo? Mortella.

Non varcare il limite. Puoi tendermi un laccio così tristo per cercare di pigliarmi! Come quel povero sorriso deve averti fatto male dentro! Costanza. Per disarmarti, non giova neppure spremersi dal cuore l’ultima goccia di dolcezza. Mortella. Oh, la tua dolcezza! Mi ricolmi le mani di violette perché le tenda, perché ne offra ancóra, perché ne sparga la soglia? Dio guarisca le mie mani!

Disperatamente ella tende le braccia, poi si rovescia indietro. Mortella si piega su lei, con un movimento divino di piet

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