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Mortella. Ancóra vuoi chiudere gli occhi! Ancóra vuoi essere illusa e risparmiata! Tutto devi sapere. Costanza. Tu ne sei certa? Di che cosa sei certa? fino a che punto? Le parole le bruciano le labbra. Insofferente, Mortella si copre la faccia con le mani.

Avevo ripetuta la parola santa: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice». Bisogna dunque che lo beva? Costanza. E bisogna che io beva la mia parte: tutta la feccia. Mortella.

Mortella! La figlia sobbalza alla voce improvvisa, e si volge. La madre si slancia verso di lei. Ti trovo finalmente! Perché sei fuggita? perché m’hai lasciata così? T’ho cercata da per tutto. Mi sono trascinata da per tutto. Non so come non sia morta di schianto. Figlia, figlia, aiutami, che non ne posso più! Ella s’abbandona sul sedile di pietra, come in punto di venir meno. Mortella.

Certezza di quel mondo ove la prova non esiste e non conta? Mortella. Ah, ti basti che so, ti basti che ho udito, ti basti che ho veduto. Giana. Dove? come? È protesa verso l’accusatrice, che non la guarda più, fissa allo spettacolo della sua propria miseria. Mortella.

Buona sera, Mortella! A domattina, a domattina, per tempo! Sarò l

La Rondine. Giana... Mortella. È nata di notte. È buia, chiusa. Non ci si scorge nulla, non ci si scopre nulla di chiaro, nulla di sicuro. Non si sa. Certe volte, quando arriva, sembra che abbia lasciato a mezzo un’opera d’incanti o la trama d’una congiura o un gioco pericolosissimo o una ricerca d’alchimia. Ti piace Giana? La Rondine. Io non me l’imagino che in bautta.

Lesta e vivace come un uccello, una fanciulla sale i gradini ed entra nel vestibolo, affannata e ridente, vestita di bianco e di nerazzurro con grazia. La voce. Mortella, Mortella, sei l

Tutto questo tempo, non ha fatto che sospirare e rammaricarsi. Tu lo sai. Ora, giacché la rovina è riparata e il vecchio focolare è riacceso, a tutt’e due sembra venuta l’ora di ricostituire la santa famiglia. Mortella. E tu consenti? La fortuna è tua. Non sei tu la padrona qui? Giana. Hai il tono crudo. Un’estranea piuttosto. Mortella.

Molto augurata, molto attesa da me, cara Mortella. Non so dirvi come io sia felice di potermi ravvicinare a voi che foste per tanto tempo la mia piccola amica selvaggia e tenera, la piccola Grazia dei giardini pensili, che condusse verso di me qualcuna delle più fresche ore di mia vita.

Ho sempre cercato di non calpestarne. Mortella. Ah, veramente? , lo so. È la piccola Gentucca, la Rondine, che m’ha giuncata la stanza come si fa per le feste grandi in chiesa. Ecco, in fatti, una gran bella giornata. Ella non si diparte dal tono del motteggio. Qualcosa d’acuto e d’acerbo è in lei, qualcosa di agile e di vigile, che le d