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Aggiornato: 18 giugno 2025
Mi sono persuasa che qui ognuno deve fare con rigore quello che gli spetta. E a te spetta di farmi da istitutrice eh? Da otto giorni ti ho sempre ai panni. Così ha ordinato il padrone di noi tutti, il signor Max. Non hai altro a dirmi? Ho a dirti che se il signor Max è per te il modello di tutte le perfezioni, dovresti sposartelo e finirla cogli equivoci.
«Mi disse che gli facevo male a parlare del mio amore per Max. Ma io avevo bisogno di parlarne; avevo bisogno di accusarmi. «Giorgio era uomo di spirito. Checchè avesse nel cuore, non fece la menoma scena di gelosia. Parlò di Max come ne parlava sempre, con entusiasmo, colla più calda amicizia. Dissipò tutti i miei terrori. « Max non amava un'altra. Non vedeva più Vittoria.
Mi amate? Oh, lo vedete bene! mi rispose evitando i miei occhi che cercavano i suoi. Oh, ditelo, Fulvia; ditelo voi! Ebbene.... sì, mi disse con un filo di voce agitata e commossa. Dammi del tu, Fulvia, chiamami Max; dimmi ancora che mi ami. Un istante ella alzò gli occhi, che rifulsero un lampo d'amore; e riabbassandoli tosto, mormorò: Sì, Max, ti amo!
Mi avevi detto nella grande, ma ho guardato anche nella piccola. È strano.... perchè.... Oh, mamma! Posso portarli via addirittura questi studi? Come volete. Ve li incarto. Prende due studi. Questi due? Sono tutti belli. Scegliete voi. MASSIMO e detti. Gran ritardo. O Max. Buon giorno, zia. A Nennele. Come va? Ti aspettavo. Mille guai. Vede Giulia coi due studi in mano. È la tua pittura quella?
Ed immediatamente il mio uscio fu aperto con impeto. E, senza farsi annunciare, senza bussare, senza chieder permesso, Max irruppe in camera tutto ansante, e mi prese nelle sue braccia. «Era dunque ancora lui, impetuoso, passionato, che non faceva mai nulla come gli altri. Non era vero ch'egli fosse mutato.
«Avrei voluto scrivere a Max di troncare ogni corrispondenza con me; di dimenticarmi, di lasciarmi tutta ai miei doveri. Ma non ne avevo il coraggio. Ed aspettavo la sua lettera con tutta l'ansiet
Io mi prestai di buon grado alla scena tra Terenzio e Creusa, e da parte di Max, i versi di Goldoni non furono peggiorati certo. «Quando cominciò la gente ad uscir dal teatro, gli dissi che lo spettacolo era finito, e che doveva ritirarsi. E ci lasciammo stringendoci la mano.
(Nota di Max. Ero stanco, disgustato di me e della mia vita, dopo aver scritto a Fulvia quell'ultimo biglietto. Quell'amore contrastato, che avevo combattuto in me stesso per rispetto all'onest
Non avevo una famiglia aristocratica che s'indignasse di vedermi sulle scene, e contro cui avessi a difendere l'arte incompresa. La mia famiglia è modestissima; non vanto passate grandezze; la mia vita d'artista non ha nulla di drammatico; tutto è prosa intorno a me. «E la mia storia più intima, quella che mi dispongo a confidarvi? Ahimè, Max, è prosa anch'essa.
Era perchè il mio cuore si apriva per la prima volta ad un sentimento basato su qualche cosa di serio, di grande. Ad un amore inspirato dalla riconoscenza figliale, dalla virtù. Dinanzi a questi due nobili moventi, cos'erano più la bella voce ed il carattere bizzarro di Max?
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