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Aggiornato: 18 giugno 2025
Il signor Max Rundberg era partito per Monaco, sperando di trovarvi la buona birra e le floride Kellnerinnen che avevano rallegrato la sua prima gioventù; e l'ingegnere Roberto Arconti aveva assunto la direzione d'una miniera nella quale le cose erano da anni e anni trasandate a un punto da non potersi credere.
E non penserebbe mai a disprezzarmi per essermi trattenuta a Milano per lui. Max non era nè severo, nè formalista; guardava ai fatti, e nessuno conosceva meglio di lui, che io era un'onesta giovane. La sua mamma era in campagna sul lago di Como; egli c'era forse andato a passare una giornata, e per questo non aveva ricevuto il mio biglietto, e non era venuto.»
A forza di pensare che dovesse chiamarmi Max, avevo dimenticato il mio cognome. Quel saluto mi suonò gelido, e ne fui sbalordito. Buon giorno! buon giorno, Fulvia; le risposi con aria affaccendata guardando il soffitto.
«Noi ci sposeremo fra otto giorni a Torino, e partiremo subito per Vienna. Non vi vedrò forse mai più. Perdonatemi d'avervi cagionato un dolore, forse un rimorso, coll'ultima mia lettera. Ora è passato, come passa tutto. Come il nostro folle amore, come la freddezza di Welfard, come la mia disperanza. Addio, Max.
Sapevo che Gualfardo non mi amava più, nè mi amerebbe più mai. «So tutto» m'aveva detto, quando avevo voluto confessargli il mio amore per Max, «so tutto.» Ma non era vero. Egli poteva avermi veduta all'albergo, stare alla finestra con Max. E quando dopo tali apparenze accusatrici, mi diceva: «So tutto» doveva credermi più colpevole che non fossi.
«Ma allora non pensavo più a fare esami di coscienza. «Max possedeva tutte le superiorit
E continuavo a ripetere queste parole: «Quanto tempo che non vi vedo, Max!» e studiavo in esse l'intonazione della sua voce. Dove e quando mi avrebbe salutato così, dacchè non dovevo più vederla? Non ne sapevo nulla, ma udivo quelle parole, e mi scendevano al cuore; e le ripetevo con tale insistenza che ne ero sbalordito, ed il capo mi pesava come dopo un'emicrania.
Max invece mi scrutò il cuore e vide che l'amore viveva, ma era sopraffatto soltanto da una fantasia bizzarra; ed, ardito ed energico, s'oppose alla mia fantasia, mi dimostrò il mio proprio inganno, e mi disse: «Sii sincera; non vedi che mi ami?» Ed io fui sincera, il capriccio svanì, l'amore rimase.
«Rimasi assorta nel pensiero di Max. Lo rivedevo in tutta la sua maschia bellezza, nell'espansiva impetuosit
Le ore avevano cessato di suonare, e Max non era ancora giunto; ed il mio uscio rimaneva chiuso. Ne ero sbalordita come se da quell'uscio avessi veduto entrare la guglia del duomo.
Parola Del Giorno
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