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Aggiornato: 18 giugno 2025


«Quella domanda in quel momento mi suonò terribile, spaventosa come un rimorso. Il mio fatale amore per Max, aveva distrutta l'ultima speranza del mio povero babbo. L'idea di dirgli in quel momento la triste verit

Nulla dell'intonazione misteriosa e melanconica della frase ch'io sognavo. Ed infatti, perchè mi avrebbe detto Max? Non me l'aveva mai detto. E dove aveva preso io l'idea ch'ella mi amasse tanto da esclamare quanto tempo! dopo un giorno? È vero ch'io non aveva stabilito l'epoca del nostro incontro; ma è altresì vero che mi giungeva gi

«No, non sapeva tutto. Non sapeva che Max aveva avuta tanta generosit

Mi sentii divenire fredda. Era una lettera grossa, ed era di Max. «Non saprei dire come quando avessi veduta la sua scrittura, ma la riconobbi.

Un personaggio che compariva immancabilmente la domenica a casa Selmi, e vi si tratteneva spesso a desinare, era il signor Max Rundberg, bavarese, ma domiciliato da più di trenta anni in Romagna, ove dirigeva un'altra miniera di zolfo, appartenente essa pure a una Societ

Queste righe di Pietro Giordani potrebbero trovar posto nei Precursori del Lombroso del dottor Antonini. Dove il prosatore piacentino diagnosticava una encefalite lenta, i filosofi contemporanei vedono, con l'autore dell'Uomo di genio, una nevrosi, una psicosi, una forma di epilessia. Max Nordau è stato seguace tanto fervente del Lombroso, che ha esteso la teoria oltre le intenzioni del maestro, sino a considerare la più gran parte degli ingegni artistici universalmente ammirati ai nostri giorni come il prodotto di una degenerazione; e Degenerazione appunto ha intitolato il libro nel quale ha discusso l'opera del Wagner e del Baudelaire, del Nietzsche e del Verlaine, del Tolstoi e del Maeterlinck, dello Zola e dell'Ibsen, non gi

«Quelli che ci scontravano ci credevano marito e moglie, o, se ci conoscevano, sapevano delle nostre promesse, e pensavano che fossimo felici di quella passeggiata sentimentale a lume di gaz. E noi invece eravamo divisi moralmente, e stavamo per diventare estranei. «Volli pensare a Max.

«Ed allora pensavo seriamente a quella confessione. La dovevo io realmente? Non avevo ricusato di sposare Max per evitarla? Ed ora perchè la farei? Max non era che un amico per me. «, ma un amico che ero andata a vedere segretamente; un amico da cui aspettavo una lettera con tutta l'ansiet

Questo è innegabile. Quel sentimento di giustizia e di fratellanza che commuove in questa fine di secolo tutto il mondo e che fa vendere tante migliaia di copie del libro del vostro Bellamy,[Nota: La vita sociale nel 2000, romanzo di E. BELLAMY, tradotto da G. OBEROSLER, sulla 330^a edizione originale americana, ampliata con un Post-scriptum e con l'aggiunta di un Dizionario economico-sociale. Editore Max Kantorowicz, Milano, 1892. Prezzo L. 1.] non è ancora entrato nel cuore dei vostri legislatori. Neppure qui il diritto all'esistenza è stato riconosciuto. Accanto ai re delle ferrovie, del lardo, del petrolio, della Borsa, di tutte le speculazioni, stracarichi di ricchezze e di diamanti, trovate spesso anche nelle vostre citt

Il giorno seguente, alle undici del mattino, stavo in piedi al caffè Martini dalla parte di via Manzoni. Il mio famoso: «Quanto tempo che non vi vedo, Maxcominciava a farsi scolorito, e, malgrado tutti gli sforzi della mia immaginazione, non mi riesciva più di riprodurre, nel pronunciare quella frase, l'impressione di dolcezza che mi aveva fatta provare il giorno innanzi.

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