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Aggiornato: 16 giugno 2025
Egli uscì colla sua legione da porta S. Pancrazio, mentre il Masina coi lancieri e coi dragoni usciva da porta Cavalleggeri; entrambi si unirono all'osteria di Malagrotta, dove i Francesi si erano preparati alla resistenza. Ma per volere di Mazzini non si venne alle mani, come Garibaldi avrebbe desiderato.
I soldati di Garibaldi non paiono contenti di ricacciare il nemico; lo vonno spento; e' fu lo inseguimento feroce: dove i napoletani levano il piè, lo pongono i Garibaldini; il Daverio, il Masina con altri animosi cacciaronsi in mezzo a loro lupi fra pecore, e stette a un pelo, che menati via dalla corrente non entrassero alla rinfusa con essi nella terra, e vi cadessero prigioni; altri si spinsero fin sotto l'altura dei Cappuccini ira di cannoni, e senza curarsi della mitraglia, che schizzava a diluvio, dissero: «qui siamo venuti per combattere, e combattere vogliamo,» pregaronli a ritirarsi, e non approdavano; non l'Hoffstetter vi riusciva, non il Manara; intanto la mitraglia semina la morte, e non per questo rimovonsi dal disperato proposito; allora i due ricordati si consigliano andarsene ad avvisare il Generale e così facendo poco oltre incontrano una mano di soldati, i quali ebbri dallo strepito dei cannoni, e dall'incessante clangore delle trombe incuranti delle granate, che ruinavano giù in mezzo a loro ballavano; appena essi giunsero ecco un colpo di mitraglia ferisce due danzatori; sostano tutti, ed esitano un momento, ma il Manara subito grida alle trombe: «musica!» e gli altri più frenetici che mai ripigliano i salti.
¹ Masina è la più bella figura marziale, che io m'abbia veduto nell'esercito Italiano. Egli e Daverio furon gli eroi della giornata respingendo l'attacco del nemico con un'audacia degna de' tempi antichi. Ambi, Masina e Daverio, morirono il 3 Giugno; i loro cadaveri furono trovati in mezzo alle riserve dei quarantamila soldati del Bonaparte che ci attaccarono traditoriamente in quel giorno fatale.
Ma lo spettacolo accadeva troppo vicino a Garibaldi perchè potesse starsene inerte spettatore. Visto il voltafaccia dei lancieri e il Masina circondato dai nemici, saltò a cavallo e scortato dal solo moro Aghiar, si mise a traverso la via per tentare col gesto imperioso, colla voce tonante e colla stessa persona, d'arrestare la rotta sfrenata. Tutto invano; chè egli stesso rovesciato di sella, venne travolto dall'onda commista degli amici e nemici, e impigliato il corpo sotto il proprio cavallo e pesto dalle unghie di cento altri, stava per cadere ormai morto o vivo nelle mani borboniche, se in buon punto la brava compagnia di ragazzi, detta della Speranza, appostata lì vicino, con una scarica ben aggiustata, non avesse fatto largo nella siepe dei cavalieri nemici, che gi
«Guarda, diceva Ida a Cantoni, ancora convalescente dalle sue ferite, con che furia caricano quei cavalieri napoletani i pochi lancieri di Masina¹ e come fuggono i nostri!» I nostri veramente non fuggivano, ma per vizio assai comune nei cavalli italiani male addestrati, essi non potevano trattenere i focosi animali spaventati dalle cannonate e dalle fucilate che mai non avevano udito.
Chi può dire, degli eroici episodi di questa immortale giornata? Come ricordare alla patria i nomi dei caduti per essa? Il Masina, ferito al primo assalto, fasciata in fretta la piaga si slanciava a cavallo su pei gradini di Villa Corsini, e avvolto dai nemici roteando il ferro terribile, squarciato il petto da una palla cadeva fulminato.
Tu finalmente e vestito da donna, scorpione!» E Masina, Cantoni, Peralto, Brusco accorsi alla gioconda notizia, che si propagò in un baleno nella moltitudine, sulla stessa sedia, ove stava seduto il collo torto, lo innalzarono, e trasportarono in trionfo fuori del palazzo.
Garibaldi aveva infatti intenzione di completare, quella sera stessa, la vittoria, tagliando ai francesi la ritirata su Civitavecchia; e il progetto sarebbe stato senza dubbio attuato; dopo lo scacco sofferto, il morale del nemico era depresso ad incominciare dall'Oudinot, sfinito, inoltre i francesi mancavano di cavalleria per coprire la ritirata, mentre Garibaldi coi lancieri del Masina e coi dragoni di linea, tutta gente fresca che nulla aveva sofferto dal combattimento, poteva giungere a Civitavecchia prima dei francesi e suscitare quelle popolazioni contro lo straniero.
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