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Aggiornato: 2 maggio 2025
Coteste ultime ore di combattimento ci diedero materia a lungo rammarico. Andrea Aghiar il fedelissimo moro del Garibaldi periva; mentre questi smanioso di continuare la battaglia monta a cavallo dietro la Villa Spada, e l'Aghiar gli tiene la staffa una palla lo investe e lo trapassa da una tempia all'altra.
Ma lo spettacolo accadeva troppo vicino a Garibaldi perchè potesse starsene inerte spettatore. Visto il voltafaccia dei lancieri e il Masina circondato dai nemici, saltò a cavallo e scortato dal solo moro Aghiar, si mise a traverso la via per tentare col gesto imperioso, colla voce tonante e colla stessa persona, d'arrestare la rotta sfrenata. Tutto invano; chè egli stesso rovesciato di sella, venne travolto dall'onda commista degli amici e nemici, e impigliato il corpo sotto il proprio cavallo e pesto dalle unghie di cento altri, stava per cadere ormai morto o vivo nelle mani borboniche, se in buon punto la brava compagnia di ragazzi, detta della Speranza, appostata lì vicino, con una scarica ben aggiustata, non avesse fatto largo nella siepe dei cavalieri nemici, che gi
Il Medici infatti dopo tre giorni s'imbarcava per la sua missione; e il 15 aprile 1848 Garibaldi medesimo, accompagnato da ottantacinque de' suoi legionari, fra cui l'Anzani, ammalato, il Sacchi, ferito, Ramorino, Montaldi, Marocchetti, Grafigna, Peralta, Rodi, Cucelli e il suo moro Aghiar, soccorso dallo stesso Governo Orientale di armi, munizioni, col brigantino «La Speranza» salpò da Montevideo per la terra Italiana.
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