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Era la sera del 29 aprile del '49, e il maggiore occupava coi suoi legionari la porta di San Pancrazio, quando gli venne annunziata la presenza di un giovinetto, il quale chiedeva di lui. Rigo Salvani stava in quel punto scrivendo; però, fatto entrare il visitatore, gli chiese, senza alzar gli occhi dal foglio, chi fosse e che cosa volesse.

Il cav. Luigi Medici, che gli voleva bene e lo ammirava e lo aiutava, gli consigliò di chiedere al re l'abbazia di San Pancrazio allora vacante. Ma io non sono prete, non ho neppure gli ordini minori! rispondeva il Meli. Si fa presto a prendere gli ordini minori replicò l'amico. Al resto penserò io.

«Dal Campidoglio il 2 luglio 1849. «Francesco Sturbinetti, Senatore. Lunati Giuseppe, Gallieno Giuseppe, Galeotti Federico, Deandreis Antonio, Piacentini Giuseppe, Corboli Curzio, Feliciani Alceo, Tittoni Angelo, Conservatori. Giuseppe Rossi, Segretario. La sera del 2 luglio i francesi s'impadronirono di Porta Portese, di Porta S. Pancrazio, e il seguente occupavano Porta del Popolo.

Verso le undici antimeridiane, Garibaldi, ansioso per la partenza, stava ritto in piedi sulla prediletta torre di palazzo Piombino, fiero come un al Gianicolo sulla torretta del casino Savorelli presso San Pancrazio, e manovrava il cannocchiale da Roma lungo la via Nomentana e verso Tivoli.

Al mattino del 29, il Casino Savorelli era distrutto, la Porta S. Pancrazio sfiancata, il bastione nono e la Villa Spada gravemente danneggiati, la batteria del Pino sconquassata, e infine il bastione ottavo, punto principale di mira dell'assediante, ridotto in macerie, e la quarta breccia aperta nei suoi fianchi.

Anzi, au contraire, se fossero vere le informazioni avute intorno al testamento del conte Pancrazio, avrebbe da godere certi agréments... La finisca, Baldi! Non so come si possano dire certe cose! esclamò la Contessina facendosi rossa di fuoco.

Originale, di umore bizzarro e avarissimo, il conte Pancrazio, ricco a milioni, non aveva parenti all'infuori di Giuliano e di Baby, i quali spendevano senza scrupoli, fidandosi appunto in una tale eredit

Quando alla difesa di Roma nel 1849 la mia compagnia doveva passare nel Convento del Sacro Cuore per occupare le mura di S. Pancrazio ci fecero stare delle ore alla porta senza volerci aprire e la badessa cui era stato presentato l'ordine scritto del Governo lo fece risolutamente in pezzi e solo, quando si cominciava a buttar giù il portone colle mannaie si persuase ad accordarci l'ingresso ".

Solo ma formidabile sempre; e dentro Roma restava il tratto dei bastioni da Porta S. Pancrazio a Porta Angelica, e come seconda difesa, la linea tracciata dagli avanzi della Mura Aureliana, sostenuta al centro dalle batterie del Pino, ad occidente dal bastione ottavo e dalla Villa Spada, ad oriente dai Conventi di San Calisto e di San Cosimato, sulle falde dell'Aventino.

Ma Andrea non potè più riaversi, e anche dopo e nei giorni seguenti, sembrava proprio ammattito. Aveva sempre dinanzi agli occhi la Baby irrequieta, col giubbettino rosa; e fisse, fra lo spasimo della mente e del cuore, le parole del Baldi. Sentiva sempre più acuto e penetrante il profumo di quella camera, così piena di seduzioni forti e misteriose. Ma il ritratto di Giuliano, messo, con amorosa cura, accanto al letto; il cuscino vuoto, presso l'altro, dove vedeva sempre la testina bionda della Baby, lo facevano delirare di gelosia... Poi, per fargli perdere del tutto la ragione, capitò l'annunzio della morte del conte Pancrazio, colla piena conferma di tutte le notizie avute o gi