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Egli fu informato, che a Roma stavano in procinto per dichiarare la resistenza impossibile, i battaglioni primo, quinto, sesto, settimo, ed ottavo della guardia nazionale tambussavano il Senatore Sturbinetti, tranquillati partivano; allora veniva la volta dei popolani; furono da prima trecento, crebbero poi alla stregua, che le disgrazie si facevano maggiori, e le sollecitazioni dei nemici occulti peggiori; per la quale cosa egli propose uscire da Roma con quanta più gente, e quante più armi, e arnesi di guerra, e pecunia, o cose capaci a ridurre a pecunia fosse possibile; ottomila uomini non potevano mancare, con essi andassero i rappresentanti del popolo, giovani, e di corpo gagliardi, di seguito grande nei propri paesi: da cosa nascerebbe cosa; intanto terrebbero fermo su gli Appennini; Venezia reggeva; non vacillava Ungheria: arride la fortuna agli audaci; non piacque il partito, comecchè trovasse nel Mazzini fautore caldissimo, il quale lo ripropose più tardi; onde il Garibaldi mulinando fino d'allora quello, che in seguito compì, reputando la capitolazione sicura pel giorno veniente si partiva, persuaso in seguito che per converso si era deliberati resistere fino allo estremo tornò di gran cuore a sostenere le ultime prove.

A una commissione composta di sette membri, Sturbinetti, Piacentini, Salvati, Meucci, Allocatelli, Spada, Castellani, romani tutti, fu commessa la sovraintendenza sulle domande d'impieghi. Non un preside, non un solo impiegato in provincia, che non fosse suddito nato dello Stato.

La sicurezza pubblica fu successivamente affidata a Mariani, Meucci, Meloni, Galvagni, romani. Un romano, Sturbinetti, tenne la pubblica istruzione; un romano, la direzione del debito pubblico; quella dei lavori statistici, la presidenza della Corte suprema, il segretariato del governo, la direzione degli ospedali, la zecca.

«Dal Campidoglio il 2 luglio 1849. «Francesco Sturbinetti, Senatore. Lunati Giuseppe, Gallieno Giuseppe, Galeotti Federico, Deandreis Antonio, Piacentini Giuseppe, Corboli Curzio, Feliciani Alceo, Tittoni Angelo, Conservatori. Giuseppe Rossi, Segretario. La sera del 2 luglio i francesi s'impadronirono di Porta Portese, di Porta S. Pancrazio, e il seguente occupavano Porta del Popolo.