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Aggiornato: 28 giugno 2025
A tale effetto fu stabilito che se avesse dovuto dare notizie di sè, le avrebbe fatte pervenire per mezzo del Martini dirigendo lettere al Morbo con nome convenzionale, e se si fosse dovuto di qualche cosa avvertirlo, si sarebbe usato l'indirizzo fittizio «Antonio Piesce» che Angiolo Guelfi scrisse di suo pugno sopra di un quarto di foglio, e che il Serafini poi conservò e conserva tuttora insieme agli altri documenti di quella data memoranda.
«Più tardi, all'ora in cui i milanesi si alzano da letto, vo a far colazione al caffè Martini, dove si scambiano le prime parole della giornata. Sto a sentire le chiacchere di certi buontemponi, intorno all'ultimo amante della contessa tale, intorno alla festa della tal altra, o i giudizi sul ballo della Canobbiana, o i commenti sull'ultimo articolo del Pungolo. Quindi si piglia una carrozza e si va a desinare fuori le porte; o si desina in citt
Nel tempo che avvenivano tutte queste cose, Cammillo Serafini e Angiolo Guelfi stavano a San Dalmazio trepidanti sul buon esito dell'impresa. Appena fu giorno spedirono un espresso al Morbo per sapere qualche cosa dal Martini, che doveva essere di ritorno, e con loro consolazione riceverono la seguente lettera scritta da Girolamo Martini, ma senza data, e senza indirizzo: C. Signore,
Quanto a ritardo, sapremo tra poco che cos'è; del resto, se avete voglia di fare, io ne ho quanto voi, e nasca quel che sa nascere, appena tornato il Martini, usciremo noi, la romperemo da soli!
Eugenio stava sulla porta della palazzina: diede le cinque lire alla donna e la mandò via; disse al cocchiere di aspettare e introdusse il medico. Il quale trovò la contessa in uno stato deplorevole. La esaminò ben bene e crollò la testa. Poi chiese al marchese: È sua moglie? Sì.... signore. Scusi, come si chiama lei? Io?... Eugenio.... Martini.
Tutto questo avveniva in breve lasso di tempo. Ma la posizione dei profughi era precaria, e occorreva pensare a far qualcosa pel loro salvamento. Trovavasi per caso al Bagno un tale che godeva fama onesta, ed era creduto dal Martini assai liberale. A lui si rivolse il buon ministro confidandogli il nome degli ospiti illustri, e richiedendolo di consiglio. Era il creduto liberale onesto sì, ma pusillanime, e trasecolando nel sentire che in quella stessa casa si trovava Garibaldi, consigliò per il suo meglio il Martini a sbarazzarsi, e subito, di persone così pericolose, e questi a riparare la mal fatta confidenza, sempre d'animo pronto ai ripieghi gli replicava: «Gi
Quando Omobuono Martini milanese riprodusse co' suoi tipi la Battaglia di Benevento, a me piacque preporle un Discorso intorno alle ragioni della Letteratura moderna in Italia, e il Libro e il Discorso dedicai alla egregia donna Signora Angelica Bartolomei nata Palli.
Frattanto il Martini aveva fatti passare i suoi ospiti nella parte più riposta della casa, e li aveva alloggiati al piano superiore nella camera sovrapposta alla sala di ricevimento. Nella notte non chiuse occhio, pensando e ripensando al dove trovare un asilo sicuro per essi, chè tale non era quello prescelto per necessit
E prima, il mutamento del campo da Santo Martino a Nicotra si vede dal registro del regio archivio di Napoli segnato 1288 E, dove a foglio 10 è un diploma dato in castris in planicie sancti Martini, il dì 7 aprile, undecima indizione ; un altro dato di Nicotra il 14 dello stesso mese; e un terzo di Nicotra il 21 aprile per lo trasporto delle tende; e a foglio 10 a t. un altro del 20 aprile per trasporto di vini a Nicotra sotto scorta di legni armati; il che mostra ancora come que' mari erano infestati da' Siciliani.
Finalmente fu picchiato all'uscio; era il Martini che tornava da far l'ambasciata, e, come la colomba dell'Arca, portava un ramoscello d'olivo. Il colpo era fallito; non c'era più nulla a tentare.
Parola Del Giorno
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