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Aggiornato: 7 maggio 2025


Bisogna conoscere i disgraziati paesi infestati dal cretinismo ed avervi vissuto per comprendere il sentimento d’orgoglio che danno ai parenti i bambini sani e belli. È una compiacenza continua che va fino alla gratitudine verso quelle creature, dalle quali la famiglia è sottratta alla vergogna comune e nobilitata. Tutte le facolt

È, oltre a questo, «aspra» per le spine, per li triboli e per gli stecchi, cioè per le punture de' peccati, li quali, continuamente dai morsi della coscienza infestati, dolorosamente pungono il peccatore.

E prima, il mutamento del campo da Santo Martino a Nicotra si vede dal registro del regio archivio di Napoli segnato 1288 E, dove a foglio 10 è un diploma dato in castris in planicie sancti Martini, il 7 aprile, undecima indizione ; un altro dato di Nicotra il 14 dello stesso mese; e un terzo di Nicotra il 21 aprile per lo trasporto delle tende; e a foglio 10 a t. un altro del 20 aprile per trasporto di vini a Nicotra sotto scorta di legni armati; il che mostra ancora come que' mari erano infestati da' Siciliani.

La guerra dei coriandoli, al giovedì e al sabbato grasso, assumeva proporzioni intollerabili. Recandosi in autunno alle ville, le famiglie patrizie trasportavano enormi bagagli. Gli stradali da Milano a Varese, e quelli della provincia di Lodi e Cremona erano infestati di ladri. Il brigantaggio scomparve lentamente coll'estendersi delle comunicazioni e colla coltivazione dei terreni boschivi.

Il che similemente della nostra vita addiviene: percioché alcuna volta addiviene, per troppa mondana felicitá, che noi gonfiamo e divegnamo superbi, e non ricappiendo in noi, e non essendo a' nostri termini contenti, esondiamo, e, come i fiumi in danno de' campi vicini talvolta traboccano, cosí noi in danno del prossimo e di noi medesimi trabocchiamo, e similemente siamo da diversi impeti della fortuna fieramente afflitti e infestati negli animi nostri.

Questo, e non altro, è il servizio postale del Marocco, e nessuna vita è più miserabile di quella che menano quei corrieri. Non mangiano, strada facendo, che un po' di pane e qualche fico; non si fermano che poche ore della notte per dormire, con una corda legata al piede, alla quale appiccan fuoco prima di addormentarsi, per essere svegliati presto; camminano giorni interi senza trovare un albero, una goccia d'acqua; attraversano boschi infestati dai cignali, superano monti inaccessibili ai muli, passano i fiumi a nuoto, vanno di passo, di corsa, ruzzoloni giù per le chine, a quattro gambe su per le rupi, sotto il sole d'agosto, sotto le piogge interminabili dell'autunno, contro il vento infocato del deserto, in quattro giorni da Tangeri a Fez, in una settimana da Tangeri a Marocco, da una estremit

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