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Aggiornato: 6 giugno 2025
E conforta Ruggier che così faccia come Marfisa sua ben l'ammonisce; e venga a Carlo, e conoscer si faccia, che tanto onora, lauda e riverisce del suo padre Ruggier la chiara fama, ch'ancor guerrier senza alcun par lo chiama.
Era Marfisa allor di buona luna: disse al marchese che s'accomodasse, e tra le sedie gliene additav'una ch'è la piú bassa tra le sedie basse. Terigi, dopo un nuovo e strano inchino, s'assise in quella, e pareva un bambino. Non dimandar se ride la fanciulla. Volete voi parlar di cose dotte gli va dicendo o di pappa o di culla, del tempo buono o di piogge dirotte?
E le preghiere e il desiderio esposto, Turpin rispose: Caro paladino, io veggo a gran cimento tu m'hai posto: conosco di Marfisa il cervellino, e temo esporre a troppo grave rischio le monachette con quel bavilischio. Era Turpino un vecchierel scarnato, con naso grande, adunco e pavonazzo, ciglia avea grosse e collo sperticato, come un Scipio African d'un tristo arazzo.
E' mi dispiace sol che il giovinetto di tanto merto impiego alcun non abbia; ma pregherò Gesú mio benedetto che in pazienza ei soffra e non in rabbia. S'altro unguento non hai nel bossoletto disse Marfisa, tu mi par da gabbia; e' si vuol ben pensar ch'egli abbia stato un uom che non ha pari e nobil nato.
La portinaia, suor Maria Modesta, correva al bucherello in gran travaglio, ch'una seconda scossa sí villana potea gittare in pezzi la campana. Vide Marfisa, e presto apre la porta, ché avea precetto della superiora; poi chiude l'uscio e le fa innanzi scorta, e la conduce come traditora.
Era in sul fatto Ferraú qui giunto, nipote di Marsilio, re di Spagna, che di cavalleria conosce il punto e co' suoi patrioti assai si lagna: poi con Marfisa in amistá congiunto, la serve e pel paese l'accompagna; e pur la guarda in viso, e giureria che non gli è ignota sua fisonomia.
Or qui Marfisa lascia ogni contegno, allarga il suo tabarro, e strigne il pugno, gridando: O figlio di puttana, indegno! gli sciorina una nespola nel grugno. La maschera le cade a questo segno, la faccia ha calda piú che al sol di giugno, e gli schiaffi e i cazzotti replicando: Becco, ruffian! gridava trangosciando. Ipalca è anch'essa smascherata e grida: Ponete, Dio, la vostra santa mano.
Di nuovo l'asta Bradamante mosse, e Marfisa di nuovo andò sozzopra. Ben che possente Bradamante fosse, non però sì a Marfisa era di sopra, che l'avesse ogni colpo riversata; ma tal virtù ne l'asta era incantata.
S'ella dice: Nol voglio dite il vero, degg'io far, ch'ella il prenda, col coltello? Don Guottibuossi era un abile prete, e disse: Io vo' parlarle, se il volete. Furon contenti e a lui s'accomandâro. Il prete pensa una sua malizietta. Trova Marfisa sola, ed ebbe caro, ché rado fu trovata o mai soletta.
Or con bel scorcio e con sue sciocche risa se n'era andato a visitar Marfisa. E le disse: Illustrissima signora, lei s'è degnata di mia povertade. Sappia ch'io l'amo e che non veggo l'ora d'esser marito della sua beltade. Un sterminato rubin trasse fuora, dicendo: Questo è della sua bontade, e vorrei che valesse mille mondi. Poscia le pianta in viso gli occhi tondi.
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