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Aggiornato: 24 giugno 2025
A un tratto, sentì un urto contro una gamba: si voltò. Gli veniva dietro un cane e lo guardava. Era un bruttissimo, sporchissimo e magro cane, che pareva avesse addosso dieci giorni di vagabondaggio e di fame, pel fango della campagna; un cane che faceva schifo. Donde era sbucato? Julian Sorel non avrebbe potuto dirlo.
Era basso, magro, trasandato, le ciglia ed i capelli rossastri ed ispidi, il viso lentigginoso che pareva unto, le labbra sottili, la guardatura incerta e falsa.
Arrossirono tutte e due senza guardarsi, come avrebbero fatto dinanzi ad un'immagine troppo nuda. Il signor Cantinelli era molto devoto; frequentava la chiesa ed i sacramenti, mangiava di magro il venerdì ed il sabato, non lavorava mai la domenica nè le altre feste comandate, a costo di morir di noia, ed era in buona fede.
Certo i due affamati che si scorgevano lontani, sul fondo bianchiccio della strada: certo quell'uomo vestito di rosso, magro ed agile, e quel cane tutto nero che rigava col muso l'arso e polveroso terriccio, camminando a sghimbescio, formavano un quadro triste e lacrimevole al quale non c'era raggio di luce nè colori di maggio che prestassero un solo riflesso giocondo.
Ma in fin dei conti, quel giornalista era stato l'unico che gli avesse dato una parola cortese; era stato l'unico che avesse fede ne' suoi versi. Il ritratto della ballerina, quando fu portato in giro pei palchetti e per le sedie chiuse del teatro, fece dire agli Aristarchi da dozzina che i versi non erano dei soliti, e che il pensiero era nuovo abbastanza. Magro conforto al poeta!
Un giovanotto pallido, alto, assai magro, tutto vestito di grigio.... Sì, lo incontrai infatti, al crocicchio di Leonacco, davanti alla villa dei Prampero..., Figurati la mia sorpresa. È il figlio dell'amico più caro, del salvatore del mio povero padre. Un gentiluomo veramente perfetto..., il conte Alvise Polverari di Verona.
Dentro ci è quella fame antica che nacque nascendo meco, né morirá finché non muoia io. Di te non dimando, perché sei vestito di nuovo e la faccia è piú tonda che la luna in quintadecima. CAPPIO. Tu stai cosí magro ch'appena hai l'osso e la pelle. LARDONE. Sto in casa dove si mangia poco e si travaglia molto; sto con quel pedante che è avaro e spilorcio quanto ce ne cape.
Allor sicuramente apri' la bocca e cominciai: <<Come si puo` far magro la` dove l'uopo di nodrir non tocca?>>. <<Se t'ammentassi come Meleagro si consumo` al consumar d'un stizzo, non fora>>, disse, <<a te questo si` agro; e se pensassi come, al vostro guizzo, guizza dentro a lo specchio vostra image, cio` che par duro ti parrebbe vizzo.
Laggiù vivevano i poveri fittaiuoli del Pinaia, avendo davanti a sè quel magro podere e quei pascoli per cui dovevano pagare cinquecento lire ogni anno al fornaio arpagone di San Giorgio. Compiuto il giro della vasta rovina, Maurizio riuscì sull'aia che si stendeva davanti alla casa.
In quel collegio si davano lezioni di scherma cui pochi degli allievi, e con poca buona voglia, seguitavano; Emilio fu ad esse assiduissimo e attentissimo. Piccolo, magro, sottile, ma vivacissimo, ratto, agile nelle mosse, con occhio acuto, pronto e giusto, egli divenne presto abilissimo schermitore, cui mancava la forza per durare a lungo, ma una destrezza impareggiabile dava una sicura superiorit
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