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Fu una sensazione deliziosa. Era una casa principesca di puro stile moresco con un piccolo giardino ombreggiato da filari paralleli d'aranci e di limoni. Dal giardino s'entrava nel cortiletto interno per una porta bassissima, e un corridoio appena tanto largo da potervi passare una persona.

Era nuvolo, qualche goccia cadeva di tanto in tanto, ma non s'erano aperte le cateratte; gli alberi avevano tutte le loro foglie; quel gelsomino era tutto fiorito, quelle aiole eran piene di rose... Fortuna che sin dall'altro si sono messe al coperto le piante di limoni! E l'orto? chiese la signora. Oh, l'orto non patisce. Andiamo a vedere.

Riformare la mobilia, se non in tutto almeno in parte: tutte quelle sale tetre con quei mobili neri, roba d'altri secoli, consunti dai tarli, roba da antiquari, sostituirli con aerei, azzurri, rosei mobili di stile floreale; e bianco e oro alle pareti; e su la spianata invece di quei funebri cipressi, spianarvi un lawn-tennis, e perchè no? sostituire il vecchio e geometrico giardino all'italiana con tutti quei vasi di limoni, con tutti quei corridoi di verdura, con un vago e vario giardino all'inglese.

Il terrazzo del signor Bonaventura, era come tutti gli altri dei nostri palazzi genovesi, lastricato a quadri bianchi e neri, coi suoi orticini dai lati, molti vasi bellamente posti in giro, nei quali fruttificavano alcune piante di aranci e di limoni, una vasca di marmo col delfino che gettava il suo zampillo d'acqua, e un pergolato di rose gialle e di gelsomini.

Poi, per vaghezza di cambiar padrone, si mise al servizio di Don Rocco Panzavacante, e su una tanecca nuova fece molti viaggi in commercio d’agrumi al promontorio di Roto, che è una grande e dilettosa altura su la costa italica, tutta coperta da una selva di aranci e di limoni. Su i ventisette anni egli si accese d’amore per Francesca Nobile; e dopo alcuni mesi strinse le nozze.

Un piazzale partito ad aiuole di giardino, e ornato di spalliere di aranci e limoni, correva sulla fronte dell'edifizio. Tutt'intorno, la collina era coltivata, e i ciglioni delle fruttaglie, coperte di pampini, mostravano che il dilettevole era stato sacrificato all'utile dai signori del luogo.

Ed io, non potendo di più, ci butterei tutto un viaggio del Paradiso, che ho portato saviamente con me, scambio di collocarlo in San Giorgio. Ma anche tu, cara, butti via i baci, come se fossero bucce di limoni. Baci alle regine, baci alle dame di palazzo, baci alle ostesse; io solo, poveraccio, resterò a bocca asciutta. Fior d'oro s'accostò a lui, guardandolo in viso. Qui, vuoi? gli disse.

Presso Mornas vidi i primi olivi, ma sembravano ancora delle piante esotiche. Di limoni e di aranci non ne vidi, ad onta della prossimit

Peppino Battimelli, in camicia azzurra, rimboccate le maniche fino ai gomiti, sognava in una gran seggiola alta che lo faceva troneggiare sulla banca, sui limoni in fila, sulla fila riverberante delle giarre di vetro sottile, capacissime. Un alito di fuoco passava nel vicoletto, al tramonto. Le pietre sconnesse del selciato ardevano.

Era un boschetto di limoni e di aranci, piantati a file parallele, e fitti in maniera che formavano una volta intricatissima di verzura, sotto la quale si godeva un'ombra, un fresco e un profumo di paradiso. In pochi momenti quell'oasi deliziosa fu ingombra e circondata di cavalli, di mule, di fuochi per le cucine, di servi affaccendati, di soldati dormenti.