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Certo giovane spagnuolo con un colpo di bastone uccise un lanzo.] *[Sisto V comandò si giustiziasse, e subito. Il Governatore di Roma avendogli fatto osservare essere necessario il processo, Sisto, che aveva in uggia le ipocrisie della legge, rispose risoluto «volerlo morto prima di pranzo, ed il Governatore si spicciasse, però che egli si sentisse fame». E questa era ingenuit

Maffeo Barberini, che poi fu papa col nome di Urbano VIII, veramente in questa epoca non era cardinale: egli fu promosso alla porpora romana da Paolo V, col titolo di San Pietro in Montorio, nel 1605. Ciò accadde a danno di certo spagnuolo, il quale percuotendo di un bastone un lanzo che lo aveva offeso, lo uccise. GREGORIO LETI, Vita di Sisto V, p. 2. GREGORIO LETI. Op. cit. p. 2.

Appena suonato il pranzo mi vi recai, quantunque non fossi in grado di prender cibo. Ella non venne che tardi, verso la fine. Scambiò qualche parola con Mrs. B., la signora dal profumo di rose, e a un tratto mi guardò arrossendo come se avessi potuto intendere qualche loro parola; ma io approfittavo dell'insolito dialogo per poterla contemplare liberamente, ed ero tanto assorto nel suo viso, nella sua mano elegante, nella musica della sua voce, che non prestavo attenzione al senso delle sue parole. Mi guardò qualche volta ancora, ma forse meno del giorno prima. Appena finito il pranzo scomparve e ridiscese mezz'ora dopo. L'amica sua le propose un breve passeggio. Ci aveva forse veduti conversare insieme prima di pranzo; nel passarmi accanto mi disse amabilmente: viene? Mrs. Yves non ebbe un cenno, una parola; pure accettai subito e si prese insieme il pittoresco sentiero che conduce a Lanzo fra i castagneti. Mrs. B. parlava molto, ma solamente in inglese; a me il parlar l'inglese riesciva difficile e difficilissimo l'intenderlo. La signora sorrideva, mi correggeva amabilmente. La Yves taceva quasi sempre, io sapevo rivolgerle la parola; e vi era nel nostro silenzio un'occulta complicit

«Più tardi ho conosciuto il Suo libro, ho conosciuto Lei. Fin da Belvedere di Lanzo mi venne l'idea che forse potrei essere amata durevolmente. Sa cosa mi dissi allora? Tuo padre morì di paralisi a trentasei anni, hai perduto una zia e uno zio nello stesso modo, tu sei gi

«Ritornando dalla stazione camminavo nell'ombra; la luna batteva l'altro fianco della valle. Ti ricordi quella notte a Belvedere di Lanzo? Eravamo nell'ombra e la luna illuminava Lugano, tutte le montagne in faccia; illuminava le torri del mio scoglio. Allora la luna mi faceva fantasticare, e adesso no; allora eravamo seduti l'uno presso all'altro e pur tanto lontani ancora; adesso invece non ci vediamo, non ci udiamo e siamo tanto vicini. Sono come un viandante che dall'alto scopre, non lontano, ma oltre boscaglie impervie, il tetto del suo riposo. Come arriverò a te? Non lo so ancora, vado avanti con le braccia distese. Forse quando più ti sarò presso smarrirò la tua vista, temerò, spasimerò non sapendo se ti perdo, ma mi slancierò avanti e, se cadrò, sar

Le promisi di fare qualche cosa, e sentendomi bisogno io pure di aria montana e di quiete, pensai di salire a Lanzo d'Intelvi dove conoscevo l'Hôtel Belvedere, comodo, elegante, ammirabilmente posto in una pittoresca solitudine, frequentato quasi esclusivamente dagl'Inglesi. Vi avrei potuto lavorare in pace.

Mi domandavo se il fiore dell'agave fosse veramente sbocciato a Belvedere di Lanzo, o se solo adesso incominciasse con tormento e con ebbrezza a lacerarmi l'anima per uscirne. Il mio amore per Violet si era fatto più intenso; la sua confessione ci aveva più avvicinati e stretti che lei io potessimo prevedere. E potevo io immaginare certe stranezze della mia natura?

Soggiunsi che sarei partito da Lanzo per un viaggio, e che, non sapendo ancor bene dove andrei, non potevo fornirle indirizzo alcuno. Il mattino dopo mi recai a S. Nazaro per dire addio al prato, all'acqua cadente e alla chiesetta longobarda disegnata da lei; andai pure a salutare il vecchio castagno al cui piede ci eravamo seduti. Finalmente dissi addio al mio scoglio, e partii.

Ezio smanioso di tornare a casa sua, appena si sentì in grado di affrontare le noie del viaggio, fu come se avesse i carboni accesi sotto i piedi. Sperava che a cambiar aria, potesse rompersi quel sinistro augurio che gli pesava sul capo; ma non volle ritornare per la valle di Menaggio, temendo di ripassare troppo presto da luoghi ch'egli aveva ancora negli occhi. Mostrò invece il desiderio di scendere ad Argegno sul lago di Como a poca distanza da Villa Serena, attraversando il valico d'Intelvi. Lassù, a Lanzo e al Belvedere, era andato da giovinetto con suo padre e gli era rimasta la memoria come di siti incantevoli, d'aria frizzante e leggiera, di una luce trasparentissima, piena di azzurro. Deviando un poco, era facile raggiungere anche la vetta del Monte Generoso, famoso per la grandiosit

Fui, nella mia contentezza, per afferrargli le mani. Egli si restrinse in , mi diede un'occhiata diffidente. Finsi di non avvedermene e presi a raccontargli la storia del mio amore, rifacendomi dall'incontro con Violet a Belvedere di Lanzo.