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Aggiornato: 19 luglio 2025
Gli scorge Araspe; ei lungo il mar vermiglio Ebbe culla in Arabia, almo paese, E bel fu sì, che con l'ardor del ciglio In alta fiamma la Reina accese; Quinci posto di morte in gran periglio, Lunge dal Re geloso a fuggir prese; E poscia appo Ottoman cotanto sorse Che duce in guerra i cavalieri ei scorse.
Cio` che da lei sanza mezzo distilla non ha poi fine, perche' non si move la sua imprenta quand'ella sigilla. Cio` che da essa sanza mezzo piove libero e` tutto, perche' non soggiace a la virtute de le cose nove. Piu` l'e` conforme, e pero` piu` le piace; che' l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, ne la piu` somigliante e` piu` vivace.
Quivi per nova via strano veneno Sorse d'inferno, onde bolleano i petti, Sì ch'allentando a le querele il freno Di novo udiansi germogliar sospetti; Ma del vostro AMEDEO non venne meno L'ardor de l'opre, ed il fervor de i detti, Sì che valse a ritrar dal calle oblico Per drittissima strada il fiero Enrico.
E io udi' ne la luce piu` dia del minor cerchio una voce modesta, forse qual fu da l'angelo a Maria, risponder: <<Quanto fia lunga la festa di paradiso, tanto il nostro amore si raggera` dintorno cotal vesta. La sua chiarezza seguita l'ardore; l'ardor la visione, e quella e` tanta, quant'ha di grazia sovra suo valore.
Colla mia man sfiorandoti i capelli D'antichi eroi ti ridirò la storia Vedrò destarsi nella tua pupilla L'ardor della battaglia e della gloria. La tua pupilla bruna ed indolente Vedrò di negre fiamme sfolgorar. E forte e battagliero e prepotente Lo spirto sorger
Onde, felici, a 'l Sol candido e mite e a l'ardor de' cavalli ed ai natali venti ci abbandonammo; e le due vite nostre mescemmo e rinnovammo in una vita più forte, che s'aprì raggiando. .... a 'l cuor giunge il freddo del serpente. Disegno di GIUSEPPE CELLINI.
Cio` che da lei sanza mezzo distilla non ha poi fine, perche' non si move la sua imprenta quand'ella sigilla. Cio` che da essa sanza mezzo piove libero e` tutto, perche' non soggiace a la virtute de le cose nove. Piu` l'e` conforme, e pero` piu` le piace; che' l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, ne la piu` somigliante e` piu` vivace.
E io udi' ne la luce piu` dia del minor cerchio una voce modesta, forse qual fu da l'angelo a Maria, risponder: <<Quanto fia lunga la festa di paradiso, tanto il nostro amore si raggera` dintorno cotal vesta. La sua chiarezza seguita l'ardore; l'ardor la visione, e quella e` tanta, quant'ha di grazia sovra suo valore.
E come suol, se l'acqua fredda sente, quella restar che prima al fuoco bolle; così l'ardor ch'accese Olimpia, vinto dal nuovo successore, in lui fu estinto.
«Bruggia la terra il lino col suo seme», disse cantando il mantoan Omero. Perché un verso non gionse a dir piú intiero? Del lin cosa non è ch'un cor piú creme! Vi lo rimando. Ahi! rimandar non posso l'ardor però, ch'ogni or sta 'n le medolle, né umor di pianto v'ha che giú mil lave! Ma prego Amor, sí come incender volle tutte le mie, che almanco roda un osso in voi, o di mia vita ferma chiave!
Parola Del Giorno
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