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57 Di medolle gi

L'andar queto significa l'umiltá dello stilo, il quale nelle commedie di necessitá si richiede, come color sanno che intendono che vuole dire «comedia». Ultimamente dico che la voce del paone è orribile; la quale, come che la soavitá delle parole del nostro poeta sia molta quanto alla prima apparenza, sanza niuno fallo a chi bene le medolle dentro ragguarderá, ottimamente a lui si confá.

«Bruggia la terra il lino col suo seme», disse cantando il mantoan Omero. Perché un verso non gionse a dir piú intiero? Del lin cosa non è ch'un cor piú creme! Vi lo rimando. Ahi! rimandar non posso l'ardor però, ch'ogni or sta 'n le medolle, umor di pianto v'ha che giú mil lave! Ma prego Amor, come incender volle tutte le mie, che almanco roda un osso in voi, o di mia vita ferma chiave!

31 Quella rara bellezza il cor gli accese, e gli scaldò le frigide medolle: ma poi che vide che poco gli attese, e ch'oltra soggiornar seco non volle, di cento punte l'asinello offese; di sua tardit

Non pur di lei Bireno s'innamora, ma fuoco mai così non accese esca, se lo pongan l'invide e nimiche mani talor ne le mature spiche; 12 come egli se n'accese immantinente, come egli n'arse fin ne le medolle, che sopra il padre morto lei dolente vide di pianto il bel viso far molle.

27 Come ceppo talor, che le medolle rare e vote abbia, e posto al fuoco sia, poi che per gran calor quell'aria molle resta consunta ch'in mezzo l'empìa, dentro risuona e con strepito bolle tanto che quel furor truovi la via; così murmura e stride e si corruccia quel mirto offeso, e al fine apre la buccia.

PIRINO. Questo secreto l'ho provato molte volte e non mi è riuscito. FORCA. Perché non sai tutte le cerimonie che vi si convengono; overo farò esperienza di una certa onzione. PIRINO. Che onzione? FORCA. Medolle di ossa di bue cotte in certi pasticci, grasso di caponi in suppa, e la domenica mattina a digiuno li ongerò la gola.

A dunque per gir lunge non si tolle T anta mia passion, ch'ebbi giá inante; E questo avvien ché 'l mal è in le medolle. L untan il corpo mi portâr le piante, L untan il cor non giá, perché vel diede I n su l'aurata punta il vostro amante. D iedel a voi, ch'avesse ad esser sede I mmobile perpetua d'esso, e voi V i 'l toglieste per cambio, data fede A l'un e l'altro sempre esser fra doi.

Io dunque meritar puotei la entrata di questo santissimo giardino allora quando la fama sola d'una non pur bellissima ma prudentissima madonna mi cocque le medolle, lo cui bel nome voi ne' capoversi di questo succedente sonetto potreti conoscere, lo quale giá lo fido mio Falcone nel scorzo di quel frassino intagliando scrisse: G loriosa madonna, il cui bel nome I n capo de' miei versi porrò sempre, V orrei pur io saper de quali tempre S ian que' vostr'occhi neri ed auree chiome!