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Aggiornato: 14 giugno 2025
«Per tutta la vita? Sì, per tutta. Ormai Cristina è legata a me; nessun tribunale, con nissun atto di usciere potrebbe mai impedire a due cuori di amarsi tanto. Il cugino Ippolito, dopo avermi detto no alla prima, mi dir
Gli esempî son sempre contagiosi. L’agente del Senato, piacendogli infinitamente il favore concesso a D. Ippolito, ne sollecitò uno per sè, quello «di far la referenda degli affari litigiosi stando a sedere vicino al Maestro Notaro o del Razionale del Senato»¹⁹⁸. ¹⁹⁸ Provviste del Senato, a. 1780-81, pp. 639 e 1004.
56 Quel ch'in pontificale abito imprime del purpureo capel la sacra chioma, è il liberal, magnanimo, sublime, gran cardinal de la Chiesa di Roma Ippolito, ch'a prose, a versi, a rime dar
Ma per quante ricerche facesse della casa dell'usciere Ippolito, nessuno ne aveva inteso mai parlare; e quando cominciò a dire di Cristina, dipingendola come sa fare un pittore innamorato, si sentì rispondere che ragazze belle quell'anno Barzanò ne aveva tante, perchè dopo agosto ne erano venute da Milano e da Monza almeno almeno una ventina, quasi tutte sparse per le ville, due o tre appena in paese.
A me interessa più che altro per il ricordo che vi si lega di un caro amico della mia famiglia: Ippolito Nievo.... Sicuro! È lì che il Nievo trascorse molti anni della sua vita così breve ed onorata! soggiunse il professore. Ed è lì ch'egli ha pure pensate e scritte in gran parte le sue stupende e troppo dimenticate Confessioni di un ottuagenario. Fu amico de' suoi il Nievo? Sì.
«Io sono certo che i componenti la spedizione Zambianchi, Guerzoni, Leardi e tutti sarebbero stati degni, come sempre, dei loro compagni, ove avessero avuto la fortuna di partecipare ai gloriosi combattimenti di Calatafimi e di Palermo». Felice te, che il regno ampio di venti Ippolito a tuoi verd'anni corresti. Abbiam munizioni, capsule, ed alcuni vecchi cannoni senza fusto. Che monta? li faremo.
Non ebbi la risposta del conte Ippolito, e di sua moglie, nè quella del marchesino Alfonso.... A proposito, l'ho fatta di conio: che dir
I cugini risero in coro di questa uscita di prete Barnaba, e intanto Ippolito e Venanzio facevano lo stesso pensiero: «prete Barnaba non crede un'acca...» Questa volta me ne vado proprio, disse Ippolito. Anch'io, annunziò Venanzio, e accostandosi fino quasi all'orecchio del pittore: le mille lire sono a tua disposizione. Anch'io, conchiuse il reverendo. E passò primo fra i due cugini.
All'orologiaio di Piazza Castello, o all'usciere Ippolito, o a zio Bortolo macellaio? L'orologiaio apriva il negozio di Ponte Vetero alle ore otto in punto, l'usciere andava in tribunale non mai prima delle nove, e fino a quell'ora il negoziante di buoi arricchito dal macello non si moverebbe dal suo letto. Erano le cinque in punto; e recarsi a casa dei suoi cugini a quell'ora mattutina a chiedere un prestito di mille lire, non parve a Giusto molto prudente; se ne andò allo studio a riflettere meglio. Con la tavolozza in pugno, buttando qua e l
Oh! disse, quando ebbe la certezza che il paravento non nascondeva la tentazione del demonio; oh! anche tu qui! spero non sarai venuto a fare il pignoramento al nostro Giusto. Ippolito sorrise e per entrare nella celia, rispose: Nè tu a confessarlo o a raccomandargli l'anima.
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