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Aggiornato: 23 giugno 2025


Il prete, col viglietto del prelato, Rugger fece morir quasi d'affanno: sopra un soffá disteso s'è gettato, dicendo. Io vivo per maggior mio danno. Bradamante, che il vede addolorato, chiede se della borsa a parlar stanno. Che borsa? che non borsa? dalla cella disse Rugger fuggita è mia sorella. Fuggita s'è Marfisa! Ipalca manca! la borsa è andata!

Se tu non mi soccorri, un gran successo udirai presto, una strana novella: son giá determinata nel pensiero, perdio! che appicco il foco al monastero. Ipalca rispondea: Gesú e Maria! non fate questo per l'amor di Dio; e poiché aveva pianto, suggeria qualche ripiego stolido e stantio.

Altro non c'è che la prudenza mia, talor, che mi trattenga, e non trabocchi e non gli mandi con le mostacciate a intrattener le monache alle grate. Avea Marfisa una sua cameriera molto fedele alle cose importanti, che portava le lettere la sera, dicendo il Miserere, a' suoi galanti. Ipalca ha nome, e talor si dispera, perché i viaggi eran lunghi e pesanti.

Volle introdotto il buon prete all'amica, e grida fede, e piange e mai rifina; fa con le scarpe che la benedica, e poi la lascia cheta e via cammina. Ciò che scrive Turpin, convien ch'io dica: l'inferma quella notte molto orina. Grida Ipalca per casa, che par matta: Oh scarpe del mio Dio! la crisi è fatta. Bradamante mostrava esser allegra di fuor, ma dentro non so come stesse.

Era a vedersi una scena faceta Marfisa mezza ignuda con la spada, che passeggia fanatica inquieta, e Ipalca spaventata, che la bada e che la guarda come una cometa, non intendendo il fatto come vada; ma finalmente ardita le chiedeva la ragion del furor che l'accendeva.

Ipalca la pregava ad acchetarsi per tutti i santi e le sante del cielo. Costui dicea Marfisa vuol spassarsi, e del mio male non si cura un pelo; ma s'egli spera le paghe beccarsi, non ne beccherá una, pel Vangelo!, Tu sai la circostanza e la premura; ei vuol tenermi un anno alla sua cura. Ma finalmente il terzo giorno arriva: si sente la bizzarra sollevata.

Ipalca va com'una disperata cercando per la terra una Marfisa; per quanto guardi non l'ha mai trovata: ell'erano, perdio! cose da risa. La pellegrina assai fu venturata a trovar su due piè, cosí improvvisa, un'altra lei, per cambiar la persona diceva Ipalca e torna alla padrona. E disse: Un miglior tomo leggerete: quel della Pellegrina nulla vale.

A questa un vigliettin diede, e mandava a Filinoro a dir che l'aspettava; che non partia per la conversazione, se non venía, ché molto ad esso inclina. Ipalca in testa a rovescio si pone una sua cottardita, e via cammina. Giunse assai tardi a casa Ganellone, che va dicendo la Salve Regina, e a tutti gli altarini che ha trovati, due Credi ginocchioni ha recitati.

Ipalca l'assa fetida le appresta e le fa crocioni sotto il mento. Col fumo della carta la molesta, e con una raccolta le fa vento. Mise un gran mugghio alfin la disperata, traendo calci come spiritata.

Or quasi Ipalca ha smarrito il coraggio per il finto marito che gemea, e dice: Eccovi alfin quel dal formaggio. Caro Gesú! fuggir non si dovea. Marfisa è oppressa, ma l'ha minacciata con una guardatura spiritata. Prendesi alloggio, ed all'uomo-fanciulla venne un dottor d'una trista figura.

Parola Del Giorno

branchetti

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