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Aggiornato: 23 giugno 2025


Rota era anche un ingegno matematico s'egli si fosse applicato seriamente alla scienza dei calcoli, alla geometria, alla meccanica, avrebbe fatto miracoli. Quali erano stati i suoi studi? Alle scuole elementari aveva imparato, come gli altri, a leggere, a scrivere, a far conti; poi, addio maestri! le assi del palco scenico divennero la sua palestra.

E, se pur tu volessi segnarti o chiamar Dio, tien bene a mente che ti porterian via. Ma, se vuoi nulla, chiama il diavol per nome. GIRIFALCO. E come ho a dire? Satenasso? Così, pian piano? o forte? Questo non ci verrá? LISTAGIRO. , ; va bene. Hai giá imparato. Ma chiamane un altro, se questo non vi fosse. GIRIFALCO. Gambatorta? LISTAGIRO. Tutto sta bene. Si può incominciare.

E come no? Se ne avvedono gli usci e le imposte, che sono di legno, e gli arazzi e i corami delle pareti; perfino il pappagallo, ultimo avanzo dei dodici portati da San Domingo, che ha imparato a ciangottare: Filippino sciocco! Noto, per amor di giustizia, che vorrebbe dire Filippino Fiesco; ma non gli riesce, e dice sciocco tale e quale. Fior d'oro, dal canto suo, lo chiama Gunora. E potrebbe anche chiamarlo Guatigana. Ma quel poveraccio va rispettato, che almeno ha saputo morire. Quanti pretendenti, mio Dio! esclamò il capitano Fiesco, sospirando. Hanno avuto tutti buon gusto, non lo nego; ma ti confesso che m'hanno tutti mortalmente seccato, e mi seccano. Basta, ti ho fatto il mio sfogo, e tu chiudilo in petto, alta mente repostum, come direbbe Virgilio. Il giorno che avrò accoppato messer Filippino, ne capirai il perchè, senza bisogno di venirmelo a chiedere. Ma ora che ci penso.... In questa lettera dell'eccelso Gian Aloise non ci sarebbe la zampa di messer Filippino bello? Mi vogliono levare da Chiavari, è chiaro, come si leva una lepre, o un cinghiale. Vogliono tirarmi sul Bisagno, anzi peggio, sul Rivo Torbido. Una volta l

La fanciulla aveva imparato a fare un brodo speciale per quello stomaco debole, gli alzava la testa con delicata attenzione, lo aiutava a cibarsi, gli somministrava esattamente i rimedi prescritti dal medico.

«No.... scellerata, e fallace. Non promise egli di farci uguali a Dio? Infelici traditi! noi abbiamo imparato il duro mistero, che la nostra mente non è capace a comprendere. Atrocissima scienza! E dalla nudit

CALANDRO. Vuo' tu, per veder se io so ben far, ch'i' provi un poco? FESSENIO. Ah! ah! Non sará male; ma guarda a farlo bene. CALANDRO. Tu 'l vedrai. Or guarda. Eccomi. FESSENIO. Torci la bocca. Piú ancora; torci bene; per l'altro verso; piú basso. Oh! oh! Or muori a posta tua. Oh! Bene. Che cosa è a far con savi! Chi aría mai imparato a morir bene come ha fatto questo valente omo?

La fanciulla, ritta in mezzo alla camera, stette pensierosa un momento; poi disse: Io? Non temere nulla, mamma! Ah come ho imparato a vivere in questi pochi mesi, come son diversa da una volta! Flopi non sapr

«Ma dove avete imparato voi, cuore di donna in petto virile, il segreto di scuotere la fibra intorpidita dall'agonia, di cogliere un dolore nel profondo, di irritarlo, di cacciarlo da tutte le sue ridotte, suscitando a congiura tutte le ire dormenti, tutte le speranze affievolite di un'anima che più non intendeva medesima, e soffocarlo, nell'impeto supremo di tutte quelle forze collegate?

In capo ad otto giorni Aminta Guerri aveva imparato il maneggio del fucile e le prime evoluzioni di compagnia. La mattina del nono giorno, sul piazzale della Cava, sotto la guida del sergente Bernaroli, compieva la sua educazione militare con la scherma di baionetta.

«E' dovete sapere, messer Ghino, che allorquando io portai le lettere di Napoli alla Contessa Beatrice su le rive dell'Oglio, Monforte tutto cruccioso si volse al cielo esclamando: Sire Dio, noi avremo Italia senza colpo ferire.... adesso ha imparato che mal per lui se gl'Italiani ferissero!...»

Parola Del Giorno

dell’esule

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