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Aggiornato: 1 giugno 2025
Come lei, caro don Ignazio, non è certo di ottenere il consenso di sua figlia.
Olá, date la strada se non volete andar per fil di spada! PANIMBOLO. Se non taci, poltronaccio, andrai per fil di bastone! DON IGNAZIO. Chi è costui? SIMBOLO. Quel capitan vantatore. O signori don Flaminio e don Ignazio, son il capitan Martebellonio! E dove cosí di notte senza la mia compagnia? ché è meglio aver me solo che una compagnia d'uomini d'arme. DON FLAMINIO. E tu dove vai? a donne ah?
DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO viceré della provincia. Il luogo dove si rappresenta la favola è Salerno. DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.
DON IGNAZIO. Don Flaminio, son andato gran pezzo ricercandovi: voi siate il benvenuto! DON FLAMINIO. E voi ben trovato! Che buona nuova, poiché mostrate tanta allegrezza nel volto?... DON FLAMINIO.... che cosa avete degna di tanta fretta e di tanta fatica?
Ammalatasi la vecchia Virginia, Ignazio le fece accettare Flavia per infermiera e col suo mezzo, e assiduamente vigilandola senza quasi permettere ch'altri l'avvicinasse, quando il corpo e la mente dell'infelice per l'aggravarsi del male s'andarono indebolendo, il ribaldo non trovò difficolt
Sta di mezzo con bella proporzione tra quello dell'Arcadia di Iacopo Sannazaro e quello delle prediche di don Ignazio Venini. L'amplificazione è la figura rettorica che il nostro autore maneggia con padronanza assoluta e con piú frequente predilezione. Del buon gusto di lui sia prova il seguente passo, tolto alla ventura dalla pagina 14.
A tanta mole quasi bastò un matto; e questi fu Inigo, o vogliamo dire Ignazio Lopez di Recalde nato a Loiola nella Guipuscoa.
Vedo dove ella tende disse don Ignazio e le risponderò francamente. La Elisa infatti aveva un certo attaccamento per il conte Enrico, mio pupillo, ed io e mia moglie certamente saremmo stati felici di vederla diventare contessa, se quel balordo di un giovinotto non avesse distrutto, colla sua condotta impossibile, ogni nostra speranza.
Il grido partiva dal cuore, e Ignazio Cipicchia aveva ragione: per quanto varia, l'erudizione di donna Eleonora diventava assolutamente asfissiante. In una bella giornata di maggio, la signora Eleonora vedova Barbetti, piena di mellifluit
DON IGNAZIO. O Dio, è questa l'ombra sua o qualche spirito ha preso la sua stanza? POLISENA. Toccala e vedi si è ombra o spirito. DON IGNAZIO. O don Ignazio, sei vivo o morto? e se sei vivo, sogni o vaneggi? e se vaneggi, per lo soverchio desiderio ti par di vederla?
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