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Aggiornato: 14 giugno 2025
Col suo guascon alla conversazione giunge Marfisa, e per la concorrenza di custode al sigillo uffizi espone per Filinor con vezzi ed insistenza. Angelin di Bellanda anche persone ha, che chiedon per lui palle e assistenza. Ardono i due partiti ed al cimento si chiudono i votanti al parlamento.
E disse: Nulla non temete; a questa disfida io vi trarrò con lode in porto. Qui deluder convien l'arte con l'arte, come c'insegnan le moderne carte. Gli pose innanzi penna e calamaio, dicendo: Quel ch'io detto voi scrivete. Disse Terigi: Io scrivo tutto gaio; ma pensa a quel che detti, caro prete. Dicea Gualtier: Ho il guascon nel mortaio. Scrivete pur, ché non vi pentirete.
Carlone, vecchio rimbambito, ascolta; e perch'egli era d'impression gagliarda, appena ebbe Rugger data la volta, chiama il guascon, che un momento non tarda, e disse: Sappi che, se una sol volta andrai dov'è Marfisa, ben ti guarda, io te lo giuro da quel re che sono, che ti farò morir senza perdono. A Gano Filinor racconta il caso.
Un dí ch'era vicino a uscir del regno, ma in brama di tre giorni di riposo, da certi frati l'ebbe con ingegno: tenne dell'empio il fatto e del vezzoso. Ma perch'io sono giunto a certo segno che può l'ascoltator far curioso, la storia all'altro canto vi fia nota del piantare a que' frati la carota. Con una burla, a macco il guascon empio vive da certi frati.
Marfisa va che il diavol ne la porta; di saper del guascon non vede l'ora: ben cinque porte dietro le son chiuse, né cerca lo'mperché, né chiede scuse. Cosí la quaglia maschio, dal quaglieri e dalla quaglia femmina disposta, seguendo il canto, cieca volentieri entra sotto del bucine a sua posta.
In bocca la bizzarra un sassolino si getta per confonder la favella, caso che il ciurmador per rio destino fosse il guascon, che mai non vorrebb'ella; ma ci vuol flemma, ché insino a un puntino, al viso, al favellare, alla gonnella, alla disinvoltura, ed in sostanza è Filinoro: è tronca ogni speranza.
Santo o non santo ei fosse, questo è certo che non avea mai posa tanto o quanto; perocché ricorreano al suo gran merto spesso infermi ed inferme in doglia e in pianto, spiritate, gelose e disperate a farsi benedir da quell'abate. L'empio guascon pensò come potesse viver parecchi giorni a bertolotto. Come alla paperina e ben si stesse entro a quel romitorio, era giá dotto.
A bocca piena il guascon replicava: Aiuta Dio chi crede nel vangelo; questo è un miracol di natura fuora: abate santo, ho della fame ancora. Frate Piero, correndo, una pernice reca in un tondo: Filinor la succia. Miracolo, miracolo! ognun dice. L'empio guascon col carcame si cruccia, e chiede bere, e il cielo benedice.
Ognun gli dá ragione apertamente, e la bassezza del guascon riprende. Tutto Parigi entrato era in questione, e si dava al marchese la ragione. Ne' pubblici discorsi la canzona finiva in sulle spalle di Marfisa. Se le metteva in capo una corona di pazza, d'immodesta e d'altra guisa.
Narrò Rugger a Carlo e cinque e sette bricconerie del guascon ch'io non dico, le corna di Terigi e di Marfisa e il disonor della magion di Risa.
Parola Del Giorno
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