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Aggiornato: 28 settembre 2025


Gerasto è tutto di contrarie fattezze: che è grasso, collo corto, naso schiacciato, colorito; e per non tenerti a tedio, io son Gerasto di Guardati.

Gridano i servi e non istanno a bada, fanno sudar quell'oste ch'era grasso, e la cucina è di faccende piena: Filinor sta in sul grave e pranza e cena. Due giorni stette quindi a gran diletto: pensa con ciarle di pagar l'ostiere.

E probabilmente anche lui gialliccio e magro, o gialliccio e grasso, o rosso e grasso con gli occhiali. Era un programma assurdo, insensato. Era inconcepibile. Oggi, eccolo con le sue diciotto mila lire in tasca e i cinque anni ancora davanti a .

I due giallicci e magri avevano pochi capelli; quello gialliccio e grasso non ne aveva affatto; quello grasso e rosso portava gli occhiali. Tutti quanti erano in quello studio da quattro, sei, e dodici anni a disegnare piani, con stipendi che variavano dalle duecento alle seicento cinquanta lire al mese. Aldo fece un breve calcolo sulla sua carta asciugante.

E Cataldo Abbadessa, grasso, roseo, allegro, affettuoso, mi gettò le braccia al collo, presso al carrozzino che mi doveva accompagnare alla stazione. Caro Vittorio!... diceva Povero il mio caro Vittorio! E non sapeva dire altro.

Era la vigilia del Natale. Di grasso! gridò indispettito, offeso, sdegnato che si osasse anche sol sospettare che egli poteva fare il magro nella vigilia del Natale. Coprì d'improperi il cameriere, che gli portò la cena. Cenò e bevette qualche gotto di vino. Durante la cena gli ritornarono alla memoria le parole di Narciso Rossi, che gli sembravano così paradossali.

Amici, io bevo al ritorno di Ariberti, e alla distruzione dell'empia sètta. Meglio ancora che bere, sarebbe ammazzare il vitello grasso. Perchè? Si fa celia? È venuto il figliuol prodigo. Benissimo; lasciate allora che lo ammazzi suo padre. Ammazzarlo suo padre! Tu proponi un parricidio. No, parlo del vitello, bestia! Bella scoperta! Signori, il vitello è una bestia. Spiritoso!

Com’era tempo di carnevale, nella sala del teatro fu dato un festino pubblico. Il giovedì grasso, alle dieci di sera, la sala fiammeggiava di candele steariche, odorava di mortelle, risplendeva di specchi. Le maschere entravano a stuoli. I pulcinella predominavano. Sopra un palco, fasciato di veli verdi e constellato di stelle di carta d’argento, l’orchestra incominciò a sonare.

Oh! signor Dario! Buon giorno! Era il medico condotto di campagna, vecchietto grasso, rubicondo, sempre di buon umore, grande amico di mia madre da lui chiamata la «Tesoriera dei poveri», o pure il suo «braccio diritto» nelle opere di carit

Ci disfidammo insieme: lo steccato fu un lago di brodo grasso dove notavano caponi, polli, porchette, vitelle e buoi intieri intieri; qui ci tuffammo a combattere con i denti.

Parola Del Giorno

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