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Aggiornato: 6 giugno 2025


D’altro lato, bisogna esser logici. Il merciaiuolo di Goethe doveva sapere qualche cosa, se con un forestiero a lui sconosciuto si apriva intorno ad una pubblica accusa contro coloro ai quali incombeva la sorveglianza della pulizia della citt

Fu scritto molto e forse troppo sopra gli amori molteplici e non tutti egualmente ammirabili e confessabili di Volfango Goethe. Il capitolo che tratta degli amori del Manzoni sar

La natura è stata meglio veduta dal Goethe, che pure ha viaggiato meno del suo grand'emulo inglese. I suoi uomini, per altro, estrinsecamente più veri, sono più fiacchi, hanno meno passioni, meno contrasti. Ora la vita è nel contrasto, come il genio è nell'antitesi. Bisogner

Noto il fatto per discuterlo un po' a proposito di un libro che chiama alla sbarra della giustizia Volfango Goethe , e gli chiede conto, rispettosamente, coi riguardi dovuti a tanta grandezza, del processo creativo con cui sono state messe al mondo tutte le sue opere d'arte.

²⁴ Brydone, A tour through Sicily a. Malta, lett. XXV. London, 1773-76. ²⁵ Houel, op. cit., t. I, p. 73 e segg. ²⁶ De Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, t. IV, pp. 144-48. Paris, 1784. ²⁷ Goethe, Italienische Reise, lett. 13-14 Aprile 1787.

³⁵³ Ci richiamiamo alla pag. 45 del vol. I, per togliere con questa l’equivoco nel quale eravamo caduti a proposito della visita di Goethe. ³⁵⁴ Goethe, Italienische Reise, lett. 13-14 aprile citata. Avea ragione!

Leggo un po' del mio Tintoretto! Questa copia, gualcita, sporca, su cui ho scritto tante volte per epigrafe i versi di Byron e quelli di Goethe, questa copia l'ho portata con me a Venezia nel 1876 e volevo abbandonarla sulla lapide del Tintoretto. C'era insieme un mio amico, e non ho osato. Oh come ho amato vedendo la pietra del pittore e pensando a Te! A Verona ero solo: volli andare a Mantova per vedere la citt

Talvolta anzi è così povero di poesia, che è costretto a comprarla o a prenderla in prestito. Fra gli altri ho conosciuto un poetico giovanotto, di cui ebbi occasione di leggere le lettere, che scriveva alla fidanzata. Erano letteralmente copiate dal Foscolo e dal Goethe. Meno male che la sposa non aveva mai letto Jacopo Ortis il Werther.

Perchè l'unica mia gioia è il desiderare la morte? Qui nel mio studio sono tormentato da tutti i miei ricordi, da tanti rimorsi, da troppa sfiducia. Perchè ricordo quei mesi in cui studiavo il tedesco e l'inglese? Sono qui ancora i miei libri, Goethe e Byron, e mi fanno la più grande tristezza. Disimparo le lingue per dimenticare le mie prime illusioni.

Quando Goethe venne a Palermo essa non era ancora finita; eppure parve a lui «maravigliosa», riflettente «un aspetto magico che vi trasporta nei tempi antichi..., un vero incanto per l’occhio»⁵⁰⁸. Un suo connazionale la disse «fatata», ed un altro ancora, «un vero paradiso»⁵⁰⁹. ⁵⁰⁸ Goethe, op. cit., lett. del 7 aprile 1787. ⁵⁰⁹ G., Wanderungen, p. 21.

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