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Egli s’inchina profondamente, e s’avvia verso il vestibolo. Giana risponde al saluto, senza parola, tenendo le mani dietro il dorso intrecciate. Poi riprende a errare nell’ombra della sala, come stretta da una perplessit

Certo, sorellina. Hai ragione. Non ti pare, Giana, amor mio? Giana. Ma , ma . Non insisto. Non facevo mica sul serio... Facevo per gioco. Mortella. Tu sai, Bandino: le piace di giocare e d’aizzare... Il giovine guarda la sua donna innamoratamente. Bandino. Come sei strana in questa luce! Mortella. Non è vero? Giana. Strana in che? Bandino.

Non gli credere. Sono riposata. Ho dormito. Sto meglio. Non ho più febbre. Bisogna troncare gli indugi. Giana dice che la vita precipita. Il fratello ha uno scatto d’insofferenza. Bandino. Bene, bene. Sia. Così non si può più vivere. Mortella. Il signor Ismera è l

Parla con una sorta di malinconia pacata e lucida, con una sicurezza grave, con qualcosa d’un artefice che abbia un suo modo risoluto di prendere la materia della vita e di trattarla da sobrio maestro. Giana. È questa la cagione del suo male? Gherardo Ismera. Per qualche tempo ho seguito con grande attenzione la piccola anima misteriosa.

Mortella. Dov’eri iersera con lui? In fondo alla scala dei Delfini, lungo il muro delle Cariatidi... Giana. Vergógnati. Mortella. , mi vergogno. Questo avete fatto di me. Ho spavento del sangue che mi rimane. Si giunge a questo, si conosce questo, si diventa così; e non si finisce mai di morire! Giana. Hai sognato, hai sognato. Intendi? Mortella. Lasciami! Giana.

Ti domando dunque di confermarmi il tuo consenso al colloquio necessario che deve dissipare ogni ombra, che deve sciogliere ogni nodo. Non si può tener prigione la vita in una rete d’enigmi, tenerla sospesa sopra il fascino d’uno specchio appannato. È vero? Siamo d’accordo? Mortella. , . Giana.

Infatti veggo. Giana. Sembri malata, piccola dolce. Mortella. Non sono dolce io. Perché m’accarezzi? Giana. M’intenerisci. Lasciami mettere le dita nei tuoi capelli, per trovare il tuo male. Mortella. Io lascio le mie mani giù. Vedi. Giana. Tu diffidi di me, e forse mi detesti. Lo sento. Ma io ti voglio bene, e m’affliggo di saperti infelice. Mortella.

Mortella. È giusto. Oggi è la vigilia. Giana. Il tuo padrigno, in una condizione tanto difficile, non poteva mostrare più tatto, più delicatezza, più longanimit

Se Riccardo Wagner ti vedesse ora, riconoscerebbe il viso vivo d’una di quelle Figlie del Reno che nuotano nella sua musica. Giana. Voglinda? Flossilde? I nomi delle Ondine sembrano quasi fatti minacciosi dal suo riso tagliente. Bandino. Tutt’e tre. Mortella. E anche l’Oro. Giana. Addio, Mortella, a più tardi! Mortella. Nella vita nuova. Botta e risposta sembrano avere ancóra un tintinno d’armi.

Giana. Penso al tuo enigma, e a quello specchio dove tu scopristi quelle due mani. Mortella. Come io sia partita, va, staccalo dalla parete, prendilo e portalo nella tua camera. Giana. Tutto può diventare strumento di magìa. Mortella. Pazzia e magìa hanno grande somiglianza. Giana. Forse è vero. Mortella. L’una e l’altra fanno escire l’anima di stessa. Giana. L’amore anche, il martirio anche.