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Aggiornato: 4 giugno 2025
Arcadelte, un feroce turbamento m'occupa: vacilla e si dirupa la terra: senza voce la gola gela e freme.... Amor.... un bacio.... estreme parole queste.... A dio.... O Santa, o Bella, o Pia! Morta! Madonna Lia! Arcadelte, è il Destino! Le dita al ribechino spirano affrante. A dio! A dio: la vivuola spira la danza...: amore, amor è morto al cuore, che la notte s'invola.
Ve n'ha taluni dove regna il rumore e la confusione, e una sporcizia impossibile a descriversi; dove muri lividi e cadenti nascondono assai male certe faccie più livide ancora delle muraglie; dove si soffoca l'estate e si gela l'inverno.
Procede a testa scoperta coi capelli incollati sulle tempie, con le orecchie tese, con gli occhi intenti nel buio. Infatti i lampi vanno via facendosi più radi. Anche la pioggia è meno dirotta, anche il vento è meno impetuoso. L'idea d'essere in preda ad un'allucinazione torna ad affacciarsi alla mente del nostro Cesare. Però questa idea gliene suscita un'altra che gli gela il sangue.
È un errore, aggiungeva il Turati, credere che si possa lavorare serenamente in queste condizioni, quando si manca di tutto, quando si deve vivere in un buco ove si soffoca d'estate e si gela d'inverno, con venticinque centesimi al giorno! Romussi metteva sul tappeto la questione del viaggio.
Tristo è il regno delle tenebre, tristo quanto i pensieri del Re fuggitivo. Nei lunghi anni del fastidio della vita, avviene talvolta al decrepito di revocare alla mente il riso della perduta giovanezza, però che non vi sia secolo di affanno che non contenga il suo minuto di gioia; allora il sangue gli si squaglia, meno languide gli battono le arterie, gli si infiamma la faccia di un crepuscolo di rossore; quando all'improvviso su la bocca del sepolcro, ov'ei schifosamente si appiglia, lo assale più feroce che mai la immagine della morte, e gli gela la speranza: così lo spirito di Manfredi in quella notte memorabile, se ricorreva sopra alcune delle passate vicende per ricavarne sollievo, di subito la pienezza delle sventure presenti, il timore delle future, lo sconfortavano; a lui avevano tolto i destini anche il bene della lusinga! Procedeva in silenzio; avrebbe potuto mostrarsi lieto, narrare eziandio la dilettosa leggenda, chè su quanti uomini vivevano al mondo egli era valente a dissimulare; simile in questo alla terra del suo Regno, che innamora il risguardante co' tesori della creazione, mentre il vulcano le prepara rovina dentro le viscere; nondimeno conoscendo che a nulla poteva giovargli l'ostentarsi lieto, e che quando anche gli fosse giovato, nessuno gli avrebbe creduto, si lasciava in balía delle proprie afflizioni. I seguitanti, persuasi che se rimaneva via di salute, Manfredi l'avrebbe veduta prima di loro, che la sventura non lo prostrava, ed egli era uomo da fare tutto da sè, procedevano pur essi in silenzio. Senza posarsi un momento giunsero a San Pietro in Fine, terra otto miglia distante da San Germano; volevano quivi fermarsi, non parve sicuro il luogo; convennero proseguire la corsa; i cavalli sebbene stanchi giustificavano la fiducia che i cavalieri avevano riposto nella loro bont
A noi figli dei popoli giovani gela il cuore, quando ci voltiamo indietro a guardare la Roma imperiale. Un'essenza di vecchiaia è appiccicata all'impero universale. La consolazione delle menti profonde, a cui quel mondo decrepito non può offrire più nulla di grande, è: Patet exitus. Guardiamo con fredda calma gli dèi di Tacito caduti a terra, tra le angosce dei mortali. La cultura dell'epoca ricorda le fabbriche di Costantino: anche queste sono suntuose, non senza qualche tratto di grandezza, ma sono costruite di frammenti, di colonne e archi che un tempo servivano a edifizi più belli. Virgilio e Orazio scrivono versi greci con parole latine, e non di rado sentiamo, che cotesti sono frutti di stufa. Nulladimeno, quelle opere costituiscono la più ricca e potente letteratura mondiale che sia mai esistita, e sono tanto originali, quanto può esserlo una letteratura priva di carattere nazionale. Pure non è piccola gloria, se sotto la protezione dell'impero potevano sorgere nell'anima di popoli affaticati creazioni tanto notevoli; se Roma, gi
Ho impostata la lettera in tempo, e più tranquillo me ne sono andato a desinare. Questa sera, passeggiando in paese, ho incontrata mezza la colonia, che ritornava dal suo eterno lawn-tennis. Si è fatto sosta all'unico ma infame caffè di Corsenna, in grazia del suo "Qui si gela" che promette alle signore la dolce volutt
Se improvvisa Su lui s'asside la fatal bonaccia, Ne dispera il nocchiero, e gela e trema, Che invan raggiunge coll'ansio desìo Le patrie sponde, i pargoletti figli, E della sposa l'iterato amplesso.
Parola Del Giorno
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