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Poco fa, quando gli parlai di mia sorella era diventato gaio e pareva felice. Come ora è diventato triste? Si direbbe che ha lasciato qualche cosa a Machmudiech... si direbbe che s'allontana a malincuore. Egli tornò indietro in punta di piedi e osservò minutamente il compagno. S'accorse che aveva gli occhi rivolti al villaggio e precisamente verso il caffè.

Al ritorno dall'escursione dai laghi lombardi, Filippo chiamava Loredana «la viperetta» ed ella sorrideva misteriosamente. Quel che di più gaio, di più sano e di più forte era nella sua anima veneziana, sfolgorava nella passione libera, così che nessun dono era per la giovane premio più ambito che un'ora di baci e di carezze.

Ed Adriano rubò le carte. Il fatto gli pesava... Era inevitabile! Non si commettono però simili intraprese col cuore calmo e gaio. La ragione pertanto zittiva l'istinto. Infine, per distrarlo, Vitaliana sopraggiunse. Ella lo condusse, senza dir motto, dritto dritto nella camera di suo marito, e gli mostrò lo stipetto di ebano ed oro.

Così a Venezia. Il cannone tuonava intorno a Malghera, e tuttavia il popolo conservava il suo umore gaio e il suo spirito caustico; si sarebbe detto talvolta che c'era nella citt

Tutto era gaio, bello, delizioso per lui: aveva il sole nell'anima. Aspettava le 10 della sera. Aspettava... Don Gabriele entrò nella chiesa del Gesù Nuovo alle 9, esatto come un petente che va dal ministro. Camminava dondolandosi, di un'aria preziosa, volteriana, sbirciando le donne, guardando i cani e gli uomini, e facendo la smorfia ai padri reverendi che dicevano la messa a parecchi altari.

Sergio non aveva solo lavorato, aveva altresì passate quasi tutte le sere nei saloni di Parigi, togliendo al sonno le ore cui destinava ai piaceri. Non lo si era mai visto più gaio, più galante, più felice con maggior vena, raccontar con più spirito e con più amplitudine. Lo si diceva innamorato di una principessa russa, la quale faceva mattezze per lui.

Più gaio, più vario, più splendido il grande Velasquez. Quasi tutti i suoi capolavori son l

E mi parve di sentire una gran differenza tra le voci di quella gente e le voci dei Catalani: qui più limpide e più argentine, ed anco il gestire più gaio, e l'espressione dei volti più vivace; benchè nulla ancora di particolare nelle fisonomie e nei colori; e il vestire punto differente da quello delle nostre plebi del nord.

Ad Alberto Errera. La cittaduzza era silenziosa e deserta in quel lunghissimo pomeriggio estivo; nelle sue strade grigie e ben allineate non appariva un viandante; i balconi delle sue case, alti, dal sesto antico, dalla incurvatura profonda, erano tutti chiusi; le porte brune, massiccie, costellate di chiodi, dal pesante martello di ferro, erano anche esse sbarrate. Invano il cielo si serenava, impallidendo; invano si appressavano chetamente le dolcezze del tramonto, invano giungeva il misterioso e malinconico momento della giornata tanto somigliante all'autunno, tanto somigliante al declinare della vita; i buoni provinciali non si curano di tutto ciò, nulla sanno di tramonti e preferiscono dormire in quelle ore, dormire di quel sonno pesante e morboso che lascia le membra spossate, la bocca amara e la mente confusa. Solo Silvia rimaneva seduta dietro i vetri del suo balcone: aveva rialzata la stretta tendina ingiallita, appuntandola con uno spillo per non lasciarla ricadere, ed immobile, le mani incrociate sulle ginocchia, la testa appoggiata allo sportello di legno, ella attendeva con pazienza che le ore trascorressero. Ma in quel posto non l'aveva attirata lusinga di gaio o di mesto spettacolo; Silvia non guardava nella strada, non rivolgeva gli occhi all'ultima linea di verde che confinava con l'orizzonte, li alzava al cielo crepuscolare: queste cose, come tutte le altre, non la interessavano o punto. Era venuta l