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Ma tu mi vuoi tirar dietro questo tuo cibo, come i mastri di caccia tirano gli astori e li falconi; però a te non mancherá di mangiare: ti darò alcune nespole, che te le mangi per amor mio; e comincia ad assaggiarle, ché, per esserno un poco acerbe, non so come le manderai giú. TRASIMACO. Ah, furfante! genti a piè, genti a cavallo, soldati, centurioni, dove sète?

Tutta la nobilitá della Maremma è in voi! Sareste mai altro che figliuol d'un mulattiere? Non son io nato meglio di voi? Pare onesto a questo furfante, poi che sa dir «cuius masculini», di tener ognun sotto i piei. PEDANTE. «Povera e nuda vai, filosofia». In bocca di chi son venute le povere lettere? D'uno asino.

CORONA. Troppo son certa io de la lui malizia, il quale fingesi «pitocco» e furfante per dar bastonate da cieco. PAOLA. Tu non sai la cagione. CORONA. Cosí non la sapessi! PAOLA. Dimmi, qual è? CORONA. Per farci morir tutti spacciatamente di doglia, acciò piú oltra non avesse chi gli gridasse in capo. PAOLA. Tu te 'nganni grossamente. CORONA. Anzi pur tu te 'nganni. PAOLA. Come?

E tu levala! Levala! ripetè il Maso, mettendo i polsi sotto il naso del suo aguzzino. Indi, mentre il Tanaglino, tutto raumiliato, lavorava a slegarlo, soggiunse: Che te ne pare? Son io ancora quel villano ribaldo di poco fa? Sarete un pezzo grosso, borbottò il balestriere stizzito, e a noi due spetterebbe la taglia. Eccoti la taglia, furfante! esclamò il Picchiasodo, appoggiandogli una pedata.

MANGONE. Ed io vo' al molo a trovare il raguseo. PIRINO. Comporterai, o Forca, che tu e io siamo scherniti e vilipesi da un furfante ruffianello? Diménati, risvégliati, dimostra che sei vivo e non dormi: ove è l'ingegno, ove sono le tue grandezze, ove i tuoi gran fatti che fur tutti prigionieri delle tue astuzie?

PARDO. Non ho tempo da spendere in chiacchiere. TRASIMACO. Fermatevi, dispetto di Marte. Si trattengono a ragionar meco la maestá di quel di Spagna e del Gran Turco, e voi non vi degnate ascoltarmi. PARDO. Spedetela in brevi parole. TRASIMACO. Quanto v'ha detto di me quel furfante di Gulone, tutto è mentita. PARDO. M'ha detto che sète un gran capitano e ricco e veritiero.

GULONE. Veramente, ; ché, se non fussi stato in fame, non sarei andato a casa sua, ma sarei venuto alla vostra. TRASIMACO. Dico che non è ufficio d'uomo da bene. GULONE. Io non fui mai uomo da bene, ci voglio essere: se ci fussi, mi morrei di fame. Io son ladro, buggiardo, furfante e ruffiano, e cosí sguazzo il mondo. TRASIMACO. Cosí tratti gli amici?

Ve ne ha pregato il mio amico Marcello, che mi pare innamorato cotto di voi. Io, poverino, lo vedete, lavoro umilmente per gli altri. Pazzo! Ridete? Tanto meglio. Ciò vi aiuta a mostrare trentadue perle orientali. Ora, se io vi facessi toccar con mano che il Garasso è un furfante.... Non lo riceverei più!

Nella lingua stessa, che è come lo specchio dell'anima di un popolo, rimangono le traccie della strana clemenza con la quale si giudicano certe colpe. L'indelicatezza non si chiama più così: si chiama.... vivezza viveza. Un uomo senza scrupoli da noi si dice un furfante; laggiù un uomo vivo! Ed è quasi un complimento.

Crede lei che possano giungere ogni giorno tanti gioielli?". E il furfante così dicendo facea l'occhietto girando lo sguardo dall'una all'altra delle due giovani.