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Aggiornato: 9 giugno 2025


Essendo stato sempre di mia natura curioso, subito cominciai a pigliare lingua del come in Firenze ci si vivesse, e mi fu detta, che senza scavezzarmi il cervello io andassi a leggere i giornali, e avrei avuto il fatto mio, ed io andai pei giornali.

Dette la sua demissione di gonfaloniere di Firenze, e declinò qualunque partecipazione al governo democratico. Ma fece parte della commissione governativa, la quale si formò poco dopo per richiamare il Granduca. Ricasoli richiamava il principe: il principe tornò con gli Austriaci. Il fiero barone rimanda allora al Granduca la sua decorazione e va a seppellirsi nel suo castello di Brolio.

Tanto che il lungo, sonoro fischio, triplicato fischio della vaporiera, le fece gittare un grido di spavento. È il fischio di allarme, nevvero domandò, piena di ambascia, quasi che non fosse possibile, in quel momento, altro che una grande catastrofe. No, no, è Firenze. Tre fischi, grave pericolo balbettò lei ostinata. È Firenze, è Firenze, cara. L'arrivo spezzò l'incubo.

Morì nel 21 aprile 1364 in Treviso ed ivi ebbe sepoltura in Santa Margherita degli Eremitani, oltre il Sile. Nel 1325 la Signoria di Firenze concedeva perdonanza a' cittadini mandati in bando e, dava loro balìa, salvo a' ribelli, di tornar in patria, se assentissero di pagar una certa quota su la ammenda, della quale erano stati colpiti.

Intorno ad alcuni avvenimenti non ho nessun dubbio. Notiamo la data: nove mesi fa. Notiamo il luogo: Firenze. Ero arrivato la sera avanti. Due giorni prima, mi trovavo a Napoli, deciso di starvi fino alla met

Dipoi, si rinfrancò e cominciò le sue pitture religiose sulla esortazione dei suoi fratelli dell'ordine. Ciò avveniva al tempo, in cui Raffaello tornava per la seconda volta a Firenze.

Ricordo soltanto che passai la nottata presso San Domenico su la strada di Fiesole, seduto su un muricciolo, e che la luna inondava la campagna col suo pieno lume sereno, e che i grilli zirlavano tra le erbe dei prati attorno e che un cane abbaiava, a intervalli, lontano. Ricordo che, a giorno alto, tornai a Firenze e che dovetti mettermi a letto con la febbre....

Erano questi tornesi, secondo Bodino, di bontá di once undici e mezza per libbra e di peso una dramma; ed il fiorino di Firenze era anch'egli di peso una dramma, ed era di bontá di 24 caratti: onde veniva a valere in que' tempi un'oncia d'oro quanto once undici e mezza d'argento a fino per fino.

«Avevo preparato a Firenze un biglietto per avvertirlo del mio arrivo, e lo avevo impostato allo scalo. Non c'era caso che egli si alzasse avanti la prima distribuzione della posta. Così il mattino seguente alle otto avrebbe la mia lettera.

Questi, con quel ministero che gli era proprio, quello della parola, non aveva lasciata occasione per soccorrere il suo paese. Prima a Firenze da que’ di sua parte, e presso li stessi della Signoria per distorli da quell’assedio. Non guardò a cavalcarvi di giorno e di notte, benchè insidiato da quel suo personale nemico.

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