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ma tosto fia che Padova al palude cangera` l'acqua che Vincenza bagna, per essere al dover le genti crude; e dove Sile e Cagnan s'accompagna, tal signoreggia e va con la testa alta, che gia` per lui carpir si fa la ragna. Piangera` Feltro ancora la difalta de l'empio suo pastor, che sara` sconcia si`, che per simil non s'entro` in malta.

Immersa nelle cupe meditazioni, passò senza avvedersene dalle stazioni di Mestre, Mogliano, Preganziol, ma quando il treno correva in fianco ai laghetti formati dalle curve del Sile, fra le canne palustri, e vide apparire la chiesa di San Nicolò di Treviso, come uno spettro severo e grandioso davanti le casupole che lo circondano, sentì una stretta al cuore che le annunziava l’arrivo.

Aveva sognato di vedere la moglie morta, galleggiante sul Sile. Fra il sonno e la veglia non si ricordava più dove fosse, e le tenebre della notte accrescevano la tremenda impressione. Era bagnato di sudore, e andava palpando il letto per raccapezzarsi. Alfine si rammentò tutte le divagazioni del giorno antecedente, il suo arrivo in casa del maestro, e il suo imminente duello con Andrea.

ma tosto fia che Padova al palude cangera` l'acqua che Vincenza bagna, per essere al dover le genti crude; e dove Sile e Cagnan s'accompagna, tal signoreggia e va con la testa alta, che gia` per lui carpir si fa la ragna. Piangera` Feltro ancora la difalta de l'empio suo pastor, che sara` sconcia si`, che per simil non s'entro` in malta.

Morì nel 21 aprile 1364 in Treviso ed ivi ebbe sepoltura in Santa Margherita degli Eremitani, oltre il Sile. Nel 1325 la Signoria di Firenze concedeva perdonanza a' cittadini mandati in bando e, dava loro balìa, salvo a' ribelli, di tornar in patria, se assentissero di pagar una certa quota su la ammenda, della quale erano stati colpiti.

Cominciò a sentire una seria inquietudine, e rammentava con sempre maggiore apprensione quelle tremende parole: «domani avrò più coraggio... il Sile non è lontano.... sarete libero....» e pensava. Eppure se fosse vero? se tornassi libero?... libero!... e costeggiava il Sile, guardando attentamente i movimenti dell’acqua.

Il cielo era tetro, si alzavano dei nuvoloni scuri dalla parte del mare, un’aria umida scuoteva i rami dei pioppi e ne staccava le ultime foglie ingiallite. Cominciava a cadere una pioggerella minuta, l’acqua del fiume pareva inchiostro, e metteva ribrezzo. Il corso tortuoso del Sile è pieno di curve e di accidenti, e fa certi mulinelli traditori che travolgono nelle loro spire tutti gli oggetti galleggianti. Silvio vide da lontano dei viluppi neri che giravano intorno d’un gorgo, sotto ai roveti delle sponde. Corse spaventato da quella parte. Erano mucchi di foglie secche, di spazzature, di stracci e di stecchi. Respirò più liberamente, e tirò avanti. La pioggia veniva giù sempre più forte, non aveva mantello ombrello; la strada era molle e fangosa, egli proseguiva imperterrito, tutto fradicio e inzaccherato di pantano fino al ginocchio, col presentimento che finirebbe per trovare la sua donna annegata. E pensava:

Silvio cercava invano di distrarre la sua sposa, conducendola in carrozza sulle rive del Sile o della Piave; essa preferiva recarsi a Treviso per mettere in mostra i cappellini e i vestiti, e fare invidia alle provinciali colla sua eleganza. Nei giorni piovosi trovava la campagna insopportabile, e non poteva comprendere come si potesse restarvi l’inverno senza morire di noia. Il tedio della solitudine la rendeva acre e mordace; si burlava collo sposo della dabbenaggine dei contadini, della goffaggine degli amici di casa, canzonava la semplicit

Poi gli ritornavano alla memoria alcune espressioni della infelice: «mi è mancato il coraggio, sarò più forte domani mattina» ed aveva ripetuto ad Andrea: «mi manca il coraggio, ma se avessi quest’ultima prova saprei compiere il mio destino» e si rammentava che gli aveva detto fra le altre cose: «presto sarete libero, il Sile non è tanto lontano!...» ed altre parole di pessimo augurio.