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Aggiornato: 10 giugno 2025
Non sono cattivo, perchè sono felice; rispose Gino, colto da un soave turbamento, e abbassando la voce, poichè anche a dir poco voleva parlare solamente per lei. Se fossi cattivo, Minerva non mi assisterebbe più, nell'impresa poetica alla quale mi accingo. Si tratta di poesia; disse Fiordispina. Dovrebbe assisterla Apollo.
Vassalli! rispose il vecchio Guerri, sorridendo. Che dice Ella mai, signor conte? Il mio pensiero più intimo e più caro; rispose Gino. È ciò che voglio essere per Lei, in attesa di meglio. L'allusione era chiara, e il vecchio Guerri finse, da quel prudente uomo ch'egli era, di non averla capita. La raccolse Fiordispina e la chiuse nel cuore. Poco stante giunse Don Pietro.
Anche le gite lontane si seguivano frequenti, ed un giorno si andò fino a Bismantua. Si era parlato tante volte di far quel viaggio! Fiordispina non c'era mai stata, e Gino moriva dalla voglia di guadagnar quella vetta, che rassomigliava tanto al profilo di una gran testa arrovesciata, in atto di guardare il cielo.
Mi permetti di non credere? disse Fiordispina. Oh, perdonami, babbo! Non a te, sai? non a te, ma alle ciarle volgari che Pellegrino ha raccattate per via. Quanta gente onesta non è stata mal giudicata, ed anche condannata, per le ciarle del volgo? Non credo a queste; non credo; ripetè la fanciulla; non voglio credere. Sarebbe una cosa infame! Il conte Gino Malatesti non è capace di una slealt
Sì, disse Fiordispina, dovete aver ragione. Ma io penso ancora un'altra cosa, quassù. Penso che in molti versi, sparsi qua e l
Comunque fosse del suo primo e del suo secondo amore, Gino Malatesti si sentiva libero di cuore e di spirito, tanto che gli pareva di essersi levato un gran peso di sullo stomaco. Anche Fiordispina era libera, e la notizia, avuta nel medesimo giorno che si sentiva libero lui, gli parve di buon augurio. Non Polissene di qua, non Ruggeri di l
Il burchiello si accostava alla scogliera, portando il fratello di Fiordispina. Ebbene? gridò Aminta. Non venite a darmi il benvenuto nella vostra isola? Gino accorse, stese la mano ad Aminta, lo abbracciò stretto e lo baciò su ambedue le guance. Era anche la sua risposta alle ultime parole di Fiordispina.
Quel dì, Fiordispina fu più triste del solito; ma quel dì, per la prima volta, si sforzò di sorridere a suo padre, i cui occhi la interrogavano, non osando interrogarla le labbra. Figlia mia! figlia mia! mormorò il signor Francesco, stringendosela al seno. Ebbene, babbo, ebbene? diss'ella, reprimendo un singhiozzo. Questo giorno, che è sempre stato così lieto per tutti noi, ti commuove tanto?
Fremeva egli a quelle parole di lei; smaniando, si affrettava a cancellare; ma quel nome, che egli non intendeva come si fosse formato sotto la punta del suo coltello, quel nome restava, anche inciso nelle bianche fibre del tronco, dopo che egli ne aveva strappata la corteccia. E si disperava, tempestando di colpi quelle lettere fatali; ma Fiordispina non era l
E mentre gli agenti del tiranno, venuti ad assicurarsi de visu, non sono ancora a Paullo? Per fortuna, sono lontani quanto basta, per non sentir più la voce del pianoforte. Hai capito, Fiordispina? disse la signora Angelica. Ti si domanda di suonare. Fiordispina era di buonissimo umore. Corse alla tastiera e attaccò l'andante maestoso del bellissimo inno di Goffredo Mameli.
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