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Aggiornato: 10 giugno 2025
E il bel cavaliere giungeva, e il mago custode spariva fremendo, e Fiordispina era condotta dal cavaliere con gran pompa e dimostrazioni d'ossequio alla corte del re suo padre. Nelle favole cavalleresche il padre è sempre re, e il suo regno è facilmente tagliato dalla pezza, nei vasti dominii di Artù.
Quel gentiluomo si chiamava il barone Fiordispina: era un'ottima persona; amava assai il conte, di cui più volte a Malta, durante l'assedio di Solimano, aveva ammirato il valore, il coraggio. Da queste qualit
Eriche del Capo di Buona Speranza. Niente di meno! esclamò il giovinotto. E delle prime che siano venute in Europa; replicò Fiordispina. Ed io, abitante del piano, disse Gino, dovevo venire a trovarle fra i monti! Mah! Segno che c'è qualche cosa, anche tra i monti! ribattè la fanciulla. Lo so, signorina, lo so, e non potrei dimenticarlo mai più. Ma parlavo delle eriche del Capo.
Fiordispina aveva lo spartito nella sua biblioteca musicale; dopo un'aria gliene suonò un'altra, e ad una ad una gliele eseguì tutte. Che bella musica! diceva ella, frattanto. Non so come sia, che l'ho suonata così poco, finora. Oggi piace molto anche a me. Ha mai letto il Leopardi, signorina? Sì, una volta. Perchè mi fa questa domanda? Per venire ad un raffronto fra il poeta e il musicista.
Povera fanciulla, così bella e così buona, così degna di esser felice! Se il conte Gino andava sposo ad un'altra, la bella Fiordispina non sarebbe stata felice mai più. Egli la conosceva, oramai. Se la fanciulla aveva detto a suo padre: «rimarrò a governare la casa» si poteva star certi che avrebbe fatto così.
Di che? D'un male che è la mia vita? replicò Fiordispina. No, padre mio, non voglio guarire, nè del tutto, nè in parte. Mi conceda di parlare una volta, una volta almeno, con libert
Guardava lei, si capisce, e ad un certo punto la fanciulla se ne avvide, si confuse, perdette il filo, e fece, come si dice volgarmente, un pasticcio. Ebbene, signorina? diss'egli, vedendo che la suonatrice rimaneva in tronco. Ah, non so più! mormorò Fiordispina. Non sono avvezza.... No, continui, la prego!
Vorrei anzi che ce ne fosse un po' meno. La fanciulla lo guardò con aria di stupore. Era egli che parlava così? L'elegante, il gentile, il garbatissimo conte Gino Malatesti? Ma sì, propriamente egli, e due grinze sdegnose agli angoli delle labbra commentavano ancora la frase che gli era sfuggita di bocca. Com'è cattivo! esclamò allora Fiordispina. Ha ragione, signorina; diss'egli.
Bene, venga allora con me. Gino s'inchinò e la seguì. Fiordispina andava leggiera lungo le invetriate della stufa. Sicuramente, se egli fosse rimasto l
Fiordispina, allora, si accostò al vecchio prete e gli susurrò una parola all'orecchio. Don Pietro si scosse, sospirò, levò gli occhi al cielo, come per chiamarlo testimone ed auspice di un voto del cuor suo; poi, con atto paterno, baciò in fronte la fanciulla. Che tu sia benedetta, diss'egli, come io benedico nel nome di Dio questa fragile barca.
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