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Aggiornato: 3 maggio 2025
Guardava lei, si capisce, e ad un certo punto la fanciulla se ne avvide, si confuse, perdette il filo, e fece, come si dice volgarmente, un pasticcio. Ebbene, signorina? diss'egli, vedendo che la suonatrice rimaneva in tronco. Ah, non so più! mormorò Fiordispina. Non sono avvezza.... No, continui, la prego!
La suonatrice ricominciava il suo pezzo: rifece tutto il cammino percorso. mettendovi anzi più anima, risalì la gamma placida, quella del riso argentino, montò al momento agitato, arrivò al culmine e l'urlo selvaggio si intese di nuovo: di nuovo aveva sbagliato e questa volta anche peggio. Si ostinò, e per tre o quattro volte di seguito, principiò da capo per finire sempre nell'istesso modo: ci metteva una pazienza, un'attenzione mirabile inutile. Quando giungeva al punto fatale, un timore panico l'assaliva, non era più padrona di sè; esitava e cadeva; non le era possibile superare quel punto; era un problema chiuso, una difficolt
Chi? Sentirete. Infatti la incognita suonatrice toccò due o tre tasti, come se esitasse, fece una breve pausa, poi attaccò un vivace preludio. Era un rapidissimo scoppiettìo di note, trascorrendo dalle più soavi alle più acute; erano volate bizzarre e rumorose: erano scale trillate ed allegre; erano voci profonde, basse come il brontolio del tuono; insomma una marcia velocissima di cui l'orecchio non poteva seguire tutte le gradazioni. Pareva che le mani della suonatrice s'inseguissero, correndo come matte da un punto all'altro della tastiera, si raggiungessero per disgiungersi subito e perseguitarsi di nuovo in una corsa affannosa e disperata. Poi lentamente il suono si allargò e si svolse, le note arrivarono distinte e spiegate, si sgranarono come una filza di perle lasciate cadere ad una ad una in un catino di rame: cominciò a sentirsi un motivo. Era una musica gentile, tranquilla, con un accompagnamento lieve, lieve qualche cosa di soave, che poteva essere la ninna-nanna di un bambino, o un mormorio di amore; una musica senza parole, ma che era la traduzione, in onde sonore, delle onde luminose che rischiaravano quella notte di agosto. Che era? La canzonetta susurrata nella prima giovinezza o la preghiera cantata sull'organo del villaggio? Musica senza parole, ma il cielo, il mare, e la bronzea statua della Vittoria l'ascoltavano con compiacenza: disperso, di qua e di l
Violetta, dunque, esimia suonatrice d'arpa, e rara volta cantatrice, secondo l'umore, era una giovane gentile, tanto da renderla simpaticissima. Di molto sentimento, ma non fantastica. Talvolta parea che avesse gli istinti delle ardenti andaluse, e talora la calma inglese. Non appena fuori del Collegio monastico, aveva avuti i suoi ideali, che col tempo si dileguarono in lei, non avendo forse, colpito nel segno, o non essendo stati al livello del di lei nobile pensare. La scuola del sopradetto Collegio, l'aveva, insieme alle altre alunne, abituata alla perfetta calma, alla sommessione ai Superiori, alla dissimulazione di ogni forte aspirazione, mentre ella, per natura, sentiva molta vivacit
I libertini che avevano sperimentato le raffinatezze della lussuria asiatica, non potevano più farne a meno e, alla fine del pasto, quando tutti i sensi erano eccitati dal canto e dai suoni, giungevano a tali eccessi di furore erotico, da precipitarsi gli uni sugli altri, sopraccaricandosi di colpi, fino a che la vittoria decideva a chi la suonatrice di flauto dovesse appartenere.
Ebbene? chiese di nuovo Giogio, ma con voce singolarmente raddolcita. Ebbene, rispose Clelia, questa suonatrice mi sconvolge. Sono dieci giorni che essa è tormentata da quella difficolt
Pure quelle impressioni si dileguarono poco a poco, si attenuarono, scomparvero e vi rimase solo una tinta di malinconia. La suonatrice lontana, persuasa della inutilit
Le parole di Clelia gli erano giunte al cuore e ne avevano ridestato il dubbio roditore. Assorto, col sopracciglio proteso, con la fronte abbuiata, egli s'interrogava come Clelia si era interrogata. Allora, quasi per un'attrazione invisibile, si riudì la voce del pianoforte. La suonatrice tentava per l'ultima volta. Dio santo! disse Clelia, nascondendosi il volto fra le mani.
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